“La deterrenza è una partita sofisticata e terribile, che ha tenuto per mezzo secolo l’umanità in sospeso sul baratro della distruzione nucleare ma in questo modo ha impedito che Nato e Urss arrivassero allo scontro diretto”.
Lo scrive Gianluca Di Feo su Repubblica sottolineando che “oggi i manuali della Guerra Fredda hanno perso qualsiasi efficacia: siamo davanti a una sfida assolutamente inedita e pertanto ancora più pericolosa.
Lo dimostra il fatto che dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina per almeno trenta volte Vladimir Putin ha evocato la minaccia nucleare con toni sempre più assertivi, senza però venire minimamente preso sul serio dalle cancellerie occidentali.
È vero: secondo molti statisti la deterrenza somiglia al poker, in cui si può persino osare il bluff.
Ma solo fino a un certo punto, Preso atto che le parole si sono dimostrate inutili, adesso Mosca si trova davanti a una scelta senza precedenti.
Deve dissuadere gli Stati Uniti, la Francia e la Gran Bretagna dall’autorizzare Kiev a impiegare missili a lungo raggio contro il territorio russo.
Come può Mosca impedirlo?
La dottrina elaborata nell’ultimo quarto di secolo – osserva l’editorialista – prevede di fare leva sulla superiorità nel settore delle testate tattiche, che hanno una capacità distruttiva limitata ma comunque dieci volte superiore a Hiroshima.
Finora però non sta funzionando.
Neppure la prima esercitazione su larga scala con le ogive tolte dai bunker sotterranei e caricate sui lanciatori terrestri o nelle stive dei jet hanno influito sulle scelte di Parigi, Londra e – a quel che si sa – su Washington.
Il Cremlino quindi deve alzare ‘la posta in gioco’ e – come annunciato dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov – ‘compiere nuovi passi nella deterrenza’.
Ossia dimostrare all’Occidente che quello nucleare non è un bluff.
Non sappiamo cosa accadrà nelle prossime ore.
Di sicuro, ci sarà una seconda fase delle grandi manovre con le testate tattiche che verosimilmente riguarderà il Baltico.
Nei mesi scorsi i Dottor Stranamore del Cremlino avevano ipotizzato di incenerire l’Isola dei Serpenti, il simbolo della resistenza contro l’aggressione russa piantato nel Mar Nero a metà strada tra Odessa e la Romania, ossia la Nato.
Sono scenari – conclude – che appaiono incredibili ma vengono discussi sempre più spesso in questi giorni”.








