Massimo Gaggi sul Corriere della Sera esamina i problemi in casa Trump e nella sua base Maga: “La clamorosa marcia indietro sullo scandalo Epstein. Un dietrofront su alcuni dazi che – scrive l’editorialista – sa di ammissione di quanto fin qui negato: questi balzelli fanno aumentare i prezzi per il consumatore-elettore che due settimane fa ha riversato nelle urne il suo malessere nei confronti del governo di Donald Trump.”
“E poi la minacciosa marcia armata verso il Venezuela che non ha prodotto l’atteso rovesciamento del regime di Maduro. Col quale ora il presidente Usa pare disposto a dialogare.”
E anche altri schiaffi dall’estero: dalla Russia che continua ad avanzare in Ucraina ignorando i moniti della Casa Bianca al piccolo Ecuador dove il popolo vota contro l’apertura di basi militari Usa.
“La marcia trionfale di sei mesi fa quando, sostenuto dal coro osannante e compatto dei Maga, poteva permettersi di forzare di continuo i meccanismi delle istituzioni repubblicane, fino a dipingersi come un re e a ipotizzare un terzo mandato presidenziale proibito dalla Costituzione, sembra arrivata al capolinea.”
Il problema per lui più spinoso è la frattura che sta emergendo all’interno del suo movimento tra i pragmatici che continuano ad assecondarlo anche se temono che stia irritando la base elettorale degli umili, i forgotten men, che lo vedono a braccetto coi big di Wall Street e della Silicon Valley e intento ad arricchirsi con le criptovalute, e i cosiddetti “puristi”: un’ala radicale, ma con un peso crescente soprattutto tra i giovani dell’ultradestra digitale, che imperversa con la sua misoginia, il sostegno al suprematismo bianco, l’ostilità nei confronti degli ebrei e, quindi, di Israele.
Ma sono anche furiosi con Trump per il caso Epstein. C’è dell’altro: gli errori di Trump e le tempeste che scuotono l’estrema destra ideologica stanno spaccando il popolo Maga.
Per Trump – conclude Gaggi – “questa sarà un’altra settimana di passione: il voto su Epstein alimenterà nuovi conflitti mentre oggi arriva a Washington il leader saudita Mohammed bin Salman. È un incontro storico, tra ruolo geopolitico dell’Arabia contro l’Iran, stabilizzazione della questione palestinese e accordi commerciali: ma ora i «puristi» Maga hanno messo nel mirino anche gli affari di Trump con Riad”.








