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Guerre e dazi, ecco come andrà il Pil | L’analisi di Banca d’Italia

Bollettino-Economico-n.-3_2025

“Nel primo trimestre il Pil italiano è cresciuto dello 0,3% rispetto al periodo precedente, grazie all’aumento di consumi e investimenti e, in misura minore, della domanda statunitense”.

È quanto si legge nel Bollettino economico di Bankitalia secondo cui “sono emersi segnali positivi per l’attività manifatturiera, che rimane tuttavia esposta all’instabilità del contesto internazionale”.

Per Bankitalia, “nel secondo trimestre il prodotto ha rallentato. Secondo le nostre più recenti proiezioni il Pil crescerà dello 0,6% nel corso del 2025 e di circa lo 0,8 nella media del biennio successivo. Il quadro previsivo è soggetto a una significativa incertezza riconducibile in particolare all’evoluzione delle tensioni geopolitiche e commerciali”.

Su famiglie pesa incertezza, aumenta risparmio

Nel primo trimestre la spesa delle famiglie in Italia è cresciuta in misura contenuta. Lo si legge nel Bollettino economico della Banca d’Italia secondo cui gli indicatori più recenti suggeriscono che i consumi siano aumentati a tassi analoghi anche nei mesi primaverili, sospinti dall’espansione dell’occupazione e delle retribuzioni reali.

“La fiducia dei consumatori risente tuttavia del clima di incertezza globale, che mantiene elevata la propensione al risparmio”.

In particolare, Via Nazionale spiega che “in un contesto di elevata incertezza sulle prospettive economiche, il tasso di risparmio è risalito su livelli superiori alla media dello scorso anno”.

Nel primo trimestre la spesa delle famiglie è salita dello 0,2% in termini reali, come nel trimestre precedente.

La crescita dei consumi ha continuato a essere sostenuta dalla spesa per servizi, in particolare quelli relativi ai trasporti e alla conduzione dell’abitazione.

Dopo il ristagno dei mesi autunnali, gli acquisti di beni sono diminuiti per la prima volta dalla fine del 2023: si è fortemente contratta la spesa per i beni durevoli, riflettendo anche un peggioramento della valutazione della situazione economica generale da parte delle famiglie, mentre è lievemente aumentata quella per i semidurevoli ed è rimasta stabile la spesa per i beni non durevoli.

La dinamica dei consumi ha ancora beneficiato dell’incremento significativo delle retribuzioni e della tenuta dei livelli occupazionali.

Grazie al contributo positivo dei redditi da lavoro, il reddito disponibile nel primo trimestre è tornato a crescere, dopo la stagnazione nei mesi autunnali, anche in termini reali.

In un contesto di elevata incertezza sulle prospettive economiche, il tasso di risparmio è risalito su livelli superiori alla media dello scorso anno.

Un terzo delle imprese prevede impatto dai dazi

Circa un terzo delle imprese manifatturiere italiane si attende un impatto negativo dei dazi statunitensi sulla propria domanda e sugli investimenti nel 2025.

È quanto emerge dal Bollettino economico della Banca d’Italia sulla base dei dati raccolti nell’ambito dell’Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita secondo cui comunque nella prima metà dell’anno le valutazioni sulla domanda estera sono state nel complesso ancora positive.

Nel secondo trimestre la produzione industriale e l’attività nei servizi sono lievemente cresciute.

Il settore delle costruzioni ha continuato a espandersi, anche se più moderatamente, grazie alla tenuta del comparto non residenziale.

Anche gli investimenti hanno rallentato, risentendo dell’elevata incertezza e del basso grado di utilizzo della capacità produttiva nella manifattura.

“In un contesto segnato da elevata instabilità geopolitica e da persistenti tensioni commerciali, le prospettive restano incerte” si legge nel bollettino.

Dopo il progressivo peggioramento, nel 2024, dei giudizi sugli ordini totali e su quelli dall’estero, le imprese manifatturiere e dei servizi hanno segnalato un miglioramento delle proprie opinioni sia nel primo sia nel secondo trimestre 2025.

All’inizio dell’anno le indicazioni più favorevoli erano pervenute dalle aziende esportatrici.

Nel secondo trimestre il miglioramento si è confermato tra le imprese esposte verso l’area dell’euro, mentre le valutazioni delle imprese orientate verso gli Stati Uniti si sono marcatamente deteriorate.

Circa il 30% delle aziende manifatturiere ha riferito un calo della domanda attribuibile – per via diretta o indiretta (attraverso la domanda da parte di clienti di paesi terzi inseriti nelle catene globali del valore) – all’introduzione di dazi da parte degli Stati Uniti.

Tale quota si riduce a circa il 10% nel settore dei servizi, nei quali – contrariamente alla manifattura – gli effetti si manifesterebbero in larga parte per via indiretta.

Poco meno della metà delle imprese intervistate nel primo trimestre prevedeva un impatto avverso dei dazi sulle proprie vendite negli USA nel complesso del 2025: la percentuale era quasi dell’80% tra quelle per le quali tale mercato rappresenta la principale destinazione delle esportazioni.

Circa un quinto delle aziende anticipava inoltre una revisione al ribasso dei piani di investimento per effetto delle politiche commerciali restrittive degli Stati Uniti.

Infine, secondo l’ultima indagine condotta nei mesi di maggio e giugno, circa il 30% delle imprese si attendeva un aumento dell’offerta di prodotti cinesi sui propri mercati di vendita, quale effetto indiretto delle recenti tensioni commerciali internazionali,

con una conseguente intensificazione della concorrenza sui mercati europei e una pressione verso il basso per i propri listini di vendita.

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