Sorpresa: gli scambi fra Usa ed Eurozona non registrano nessun deficit americano, sempre che si guardi alla misura più significativa di questi scambi, cioè alla bilancia corrente, che va molto al di là degli scambi di merci.
Nella bilancia corrente vi sono anche i servizi, i redditi da investimenti e altri redditi.
Si sta avvicinando la data del ‘penultimatum’ di Trump nei confronti della Ue, e incombono anche altre minacce: ulteriori dazi sui prodotti farmaceutici.
È utile quindi guardare alla meritoria ricostruzione, fatta dagli economisti della Bce (nell’ultimo Bollettino economico) del “Saldo del conto corrente dell’area dell’euro nei confronti degli Stati Uniti”: nel 2024 tale saldo è in pareggio.
Si sa che gli Usa hanno un forte avanzo con l’Eurozona nel settore dei servizi, anche se questo non basta a compensare il disavanzo sui beni.
Ma le cose cambiano sol che si guardi anche ai redditi da investimenti diretti esteri.
E le multinazionali statunitensi giocano un grosso ruolo anche negli scambi di beni.
Le stime della Bce “suggeriscono che nel 2024 quasi il 30% dell’avanzo relativo ai beni dell’area dell’euro nei confronti degli Stati Uniti ha riguardato gli scambi delle affiliate delle multinazionali statunitensi situate nell’area…”.
Queste “…multinazionali si impegnano in accordi di produzione a contratto, affidando a imprese esterne all’area la produzione di beni venduti in paesi terzi (inclusi gli Stati Uniti), senza mai entrare nell’area dell’euro. Tali esportazioni vengono ricodificate nelle statistiche relative alla bilancia dei pagamenti, determinando un aumento dell’avanzo”.








