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Giorgio Palù (Presidente Aifa): «Sui vaccini dobbiamo correre. Opportuno ritardare le seconde dosi»

«Siamo in guerra contro un nemico terribile, non possiamo ragionare come se vivessimo nella normalità». Giorgio Palù, virologo, presidente dell’Agenzia del farmaco Aifa, in un’intervista al Corriere della Sera difende le scelte dell’Italia sulle modalità di somministrazione dei vaccini e di allungamento dell’intervallo fra le dosi, fino al 42esimo giorno.

La seconda dose di Pfizer e Moderna, che secondo la scheda tecnica andrebbe somministrata rispettivamente dopo 3 o 4 settimane dalla prima, può essere ritardata fino al 42esimo giorno? «Sì, è possibile, lo dimostrano studi recenti. Però non bisogna andare oltre questo periodo per non rischiare di vanificare l’efficacia complessiva del vaccino».

«In linea teorica sarebbe meglio rispettare l’intervallo di tempo tra le due dosi. Ma dobbiamo correre ai ripari. C’è carenza di vaccini e bisogna proteggere il più alto numero di cittadini: anche poche settimane guadagnate ritardando la seconda dose sono utili».

Non sarebbe più ragionevole mettere al sicuro i fragili rispettando i tempi? «In un mondo ideale sarebbe così, ma è proprio per queste persone che dobbiamo correre, vaccinandone il più alto numero possibile».

Nei sani potrebbe bastare una sola dose di AstraZeneca che dopo 3 mesi garantisce l’80% di efficacia? «No, il richiamo è fondamentale per attivare la memoria immunitaria ed una risposta efficace e duratura». Per il richiamo di AstraZeneca si sta ricorrendo al siero di Pfizer o Moderna in Francia e Germania…. «I francesi e i tedeschi hanno suggerito di farlo per le persone con meno di 55 anni e 60 anni, rispettivamente» in base ad un principio di «estrema cautela».

«I circa 200 casi di trombosi, molto infrequenti, segnalati dopo la prima somministrazione di AstraZeneca in soggetti giovani hanno spinto ad alzare la guardia. L’incidenza di tali effetti avversi è comunque estremamente rara, un caso su oltre 100.000 vaccinati, tanto che né l’agenzia Ema né l’Oms hanno posto restrizioni».

Che motivo c’è per non fare il richiamo con AstraZeneca? «Il timore è che un individuo dopo la prima dose possa aver ricevuto uno stimolo, che però non ha avuto conseguenze, e che la seconda iniezione possa riattivare quel meccanismo con esiti drammatici. Siamo sul campo delle ipotesi». Perché l’Italia non ha seguito Francia e Germania sui limiti d’età per la seconda dose di AstraZeneca? «Non c’è alcuna evidenza di eventi avversi scatenati dal richiamo».

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