“C’è un intervento significativo sulle banche e le assicurazioni: qualcuno lo chiama extraprofitto, qualcuno contributo, io lo chiamo sacrificio.
Spero che ora abbiano capito tutti quello che intendevo quando ho usato questa parola di cui si è purtroppo abusato nelle scorse settimane”.
Giancarlo Giorgetti, illustrando le principali misure della legge di bilancio varata ieri sera dal Cdm, spiega in particolare il passaggio relativo al contributo richiesto agli istituti di credito e alle assicurazioni, che nelle ultime settimane ha acceso il confronto politico.
La misura dovrebbe consentire di incassare circa 3,5 miliardi.
Il ministro dell’Economia sottolinea: “Quando parlavo di sacrifici, intendevo che i pescatori e gli operai li hanno già fatti. E quindi tocca ad altri”.
Per questo pescatori e operai, chiosa Giorgetti “saranno contenti” della manovra, “qualcosa di meno credo le banche”.
Per quanto riguarda l’imposta di bollo sulle assicurazioni, aggiunge, “l’importo stimato è intorno al miliardo sul 2025”.
Non è la prima volta che il governo prova a operare un prelievo sugli istituti di credito.
Nel 2023 la tassazione degli extraprofitti bancari si trasformò in un rafforzamento della capitalizzazione.
Il testo del Dpb approvato ieri dal Cdm specifica che dal lato delle entrate concorrono alla manovra misure a carico di banche e assicurazioni e in materia di concessioni sui giochi, nonché il riordino delle tax expenditures, che terrà conto del numero dei familiari a carico nel computo delle detrazioni.
Il mondo bancario per ora sospende il suo giudizio.
Sviscerato il capitolo banche, il titolare del Mef passa ad affrontare gli altri punti cardine della prossima legge di bilancio, impostata per aiutare i redditi medio-bassi.
Rivendica soprattutto i provvedimenti in materia di natalità, pensioni e fisco.
“Sulle pensioni c’è la rivalutazione piena delle minime. Il meccanismo di sterilizzazione che era in vigore non c’è più”.
Il ministro dell’Economia parla di attenzione ai redditi bassi che avranno una situazione migliore, nessuno ha una situazione peggiore, non ci saranno nuove tasse, mi dispiace deludere le attese”.
Ci saranno però dei tagli alle spese dei ministeri, pari a circa il 5% del budget annuale.
Le misure di razionalizzazione e revisione della spesa delle amministrazioni pubbliche avranno un impatto da 0,108% sul Pil 2025, con un taglio calcolabile in poco più di 2 miliardi di euro.
La misura, specifica il Dpb, punta a potenziare la “capacità di programmazione, monitoraggio e valutazione della spesa pubblica, anche attraverso processi integrati e sistematici di revisione della spesa”.
L’unico capitolo che non subirà tagli è quello per la Sanità. Che genera qualche coda polemica.
Il Mef fa sapere che rispetto al 2024, alla voce spetteranno 2.366 milioni di euro in più.
A chi gli chiede se i ministri fossero scontenti dei tagli, Giorgetti replica scherzando: “Ieri diciamo che la delusione era diffusa tra i ministri in Cdm”.
Il ministro della Sanità Orazio Schillaci conferma: “Ci saranno sicuramente risorse. La suddivisione tra quest’anno e l’anno prossimo è in corso. Appena abbiamo i dati li daremo”.
In tema di natalità arriverà una card da 1.000 euro per aiutare i neo genitori con Isee fino a 40mila euro.
A cui si aggiunge un miglioramento dei congedi parentali all’80%, passano da due a tre mesi.
Giorgetti sottolinea: “L’attenzione particolare alla famiglia con un nuovo sistema di calcolo che favorisca le famiglie numerose, chiamiamolo quoziente familiare”.
Il Comitato Esecutivo dell’Abi, dopo le comunicazioni del presidente Antonio Patuelli e del direttore generale Marco Elio Rottigni, ha deciso che l’Associazione si esprimerà sulla manovra quando sarà possibile esaminarne l’articolato. Le banche, commenta il titolare del Mef, “fanno bene a essere caute”.
Giorgetti prosegue nel suo approccio “prudente e responsabile” alla finanza pubblica che “ha creato gli spazi finanziari di bilancio per rendere strutturali delle misure come quelle del taglio del cuneo che molti ritenevano potessero essere soltanto una tantum.
Invece diventano realtà, nell’orizzonte temporale di 5 anni rimangono nell’ordinamento”.
Le opposizioni fanno una valutazione differente del testo della manovra, soprattutto sul comparto sanità e banche.
“Anche oggi il governo ci dà una bella dose di propaganda quotidiana: annunciano 3,7 miliardi in più sulla sanità pubblica, ma la verità è che per il 2025 mettono soltanto 900 milioni che si aggiungono al miliardo già stanziato, meno della metà di quello che hanno annunciato, di certo meno dei quattro miliardi che noi chiedevamo di mettere sulla sanità pubblica per fare nuove assunzioni ed abbattere per davvero le liste d’attesa”, commenta la segretaria del Pd, Elly Schlein.
Francesco Silvestri del M5s invece afferma: “Di fatto si chiede agli istituti di credito di anticipare il versamento di denaro che avrebbero già dovuto pagare e non si chiede nulla di più a fronte di guadagni miliardari fatti sulla pelle delle persone.
Nel mentre arrivano miliardi di tagli e nuove imposte che graveranno sulla casa, sulla benzina, sui beni di prima necessità. Questa legge di bilancio è irricevibile e pregna di ingiustizia sociale”.








