Gianvincenzo Zuccotti, preside della facoltà di Medicina dell’Università Statale di Milano e direttore del reparto pediatrico dell’ospedale Buzzi, ha commentato ai microfoni di Italpress, le raccomandazioni dell’Istituto Robert Koch di Berlino che sconsiglia la vaccinazione anti-Covid per i bambini sani con meno di 17 anni. Al contrario lo stesso Istituto lo suggerisce a quelli con patologie. Dello stesso parere si è detto d’accordo il professor Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” di Milano.
«Non vedo cosa cambi vaccinare contro il Covid un ragazzo di 18 anni rispetto a un ragazzo o una ragazza di 16, biologicamente non c’è alcuna differenza. Ritengo consigliabile la vaccinazione dai 12 anni in su, mentre è opportuno aspettare la conclusione degli studi in corso per le somministrazioni rivolte ai bambini di età inferiore ai 12, seguendo un principio di maggior tutela nei loro confronti».
Per Zuccotti la via è una sola: vaccinarsi. Anche per gli adolescenti, in attesa dei risultati dei test sui minori di 12 anni. «Bisogna distinguere tra la fascia 12-17 anni da quella sotto i 12 anni, ci sono state importanti adesioni da parte degli adolescenti che aderendo alla campagna vaccinale hanno anche espresso la loro richiesta di voler tornare a una vita sociale normale, a una vita scolastica fatta in presenza e non con la didattica a distanza. Dobbiamo tenerne conto e io, personalmente, consiglio la vaccinazione a questa fascia di età. Non ci sono delle giustificazioni plausibili dal punto di vista biologico, ripeto, non cambia nulla tra un quindicenne e un diciottenne».
«Se raggiungiamo coperture vaccinali molto elevate, possiamo risparmiare la vaccinazione a questa fascia d’età un po’ più delicata». Anche nelle «campagne vaccinali contro la comune influenza non si vaccinano tutti i cittadini, né tantomeno i bambini sani. Se vacciniamo contro il Covid la maggior parte della popolazione, anche se questi bambini si ammalano fra di loro, non riescono poi contagiare chi è protetto dalla vaccinazione, quindi il fenomeno viene circoscritto».
Zuccotti sottolinea come ci sia bisogno di convinzioni scientifiche, dopo la scorpacciata di pareri contrastanti, dette e poi contraddette. Nonostante ciò, i pareri espressi dall’istituto tedesco e dal farmacologo Garattini sono da «valutare con attenzione». In chiusura, secondo il preside della facoltà di Medicina dell’Università Statale di Milano il vaccino Astrazeneca, non andava sospeso e conclude: «In Italia, nel mondo c’è un sistema di sorveglianza vaccinale forte, molto preciso e bisogna affidarsi a questo, poi, certo, eventi negativi accadono ma per cause esterne ai vaccini. Penso al caso dell’infarto di Christian Eriksen (giocatore danese dell’Inter, ndr), se si fosse vaccinato 15 giorni prima, avrebbero detto che la causa dell’infarto era il vaccino».








