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Gianni Lettieri, presidente Atitech: “I dazi ci daranno l’opportunità di fare sistema. L’export è la misura di un Paese”

Gianni Lettieri, presidente Atitech, è intervenuto in qualità di relatore all’evento Sud Chiama Europa, organizzato a Napoli il 9 maggio 2025 dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia e patrocinato dal Comune di Napoli.

Il presidente Lettieri ha dato la sua testimonianza nel panel “La sfida dell’export“, moderato dalla giornalista de Il Sole 24 Ore Vera Viola.

Ecco di seguito la trascrizione della sua intervista:

Innanzitutto complimenti per quello che state facendo, poi qui a Napoli è un messaggio importante che diamo al Paese e all’Europa. Noi parliamo anche di export in questa sessione e quello che bisogna dire all’Europa è che dopo gli scossoni che abbiamo avuto dagli Stati Uniti, che sono un problema serio ma può essere anche una grande opportunità, l’opportunità è quella di fare sistema, finalmente la sveglia che abbiamo avuto da quello che è successo negli Stati Uniti è capire che l’export è la misura di un Paese, cioè l’export è la cartina di tornasole della competitività di un Paese e del sistema delle imprese.

Bisogna fare tesoro di quello che è successo e cominciare a creare i presupposti per far crescere i Paesi.

Credo che il problema del Sud sia ancora da risolvere, nel senso che c’è un problema infrastrutturale sia logistico che digitale che non consente al Sud di crescere come dovrebbe crescere. Consideriamo che sull’export globale l’export del Sud incide appena il 10%.

Poi c’è la Regione Campania che invece sta avendo delle buone performance, però siamo ancora a macchia di leopardo. Bisogna creare i presupposti e i presupposti sono che per esempio ci vorrebbe un coordinamento tra i vari ministeri, i ministeri degli esteri, i ministeri dell’Industria e del Made in Italy. LIce, Simest invece vanno un po’ in ordine sparso e questo non consente, specialmente al mezzogiorno, di crescere come dovrebbe crescere. Ma soprattutto bisogna fare investimenti nelle infrastrutture.

Quello che manca sempre al mezzogiorno è l’execution. Cioè c’è sempre la buona intenzione, io voglio fare, però poi è l’execution che manca. Per cui io mi auguro che i nostri amministratori vadano avanti di conseguenza e non siano solamente annunci, spesso sono solamente annunci.

I giovani sono una risorsa fondamentale, bisogna convincerli a rimanere al Mezzogiorno. Ma il problema non è il fatto che vanno fuori i nostri giovani. I nostri giovani devono andare fuori, ma gli dobbiamo dare la possibilità di rientrare, è quello il tema.

Perché il fatto che vanno fuori fanno esperienza, consolidano il sapere, è importante che poi ritornano. Se non ritornano c’è un danno economico per il mezzogiorno notevole. Perché se si considera che un bambino per portarlo alla raure a un ragazzo si spende, una famiglia spende intorno ai 150 mila euro.

Se ogni anno vanno via 100 mila ragazzi al giovano, facciamo un po’ i conti di quanto costa al mezzogiorno l’espatrio di questi giovani. Poi un altro problema serio è che se ne vanno i migliori. Allora, bene, devono andare fuori a fare esperienza, l’ha fatta anche mia figlia, ma poi devono poter ritornare.

Per poter ritornare bisogna creare i presupposti. Al sud, per esempio, è ancora difficile l’accesso a credito, è ancora difficile l’accesso alla finanza, è ancora difficile l’accesso alla formazione, a creare manager. Perché oggi al mezzogiorno bisogna individuare purtroppo ancora manager che vengono dal nord Italia oppure che vengono addirittura dall’estero. Quindi anche le scuole di formazione dovrebbero fare un passo avanti in questo senso.

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