La crisi economica che scaturisce dall’attuale emergenza sanitaria ha colpito al cuore il sistema italiano. Non abbiamo risorse interne sufficienti per affrontare una crisi di questo genere, l’INPS potrebbe avere difficoltà alla lunga nel riuscire a garantire ad una platea così vasta la cassa integrazione. I due mesi di lockdown che l’Italia ha dovuto affrontare hanno avuto delle conseguenze economiche molto serie, per questo è necessario ripartire il prima possibile.
La differenza tra la crisi del 2008 e quella di oggi
La crisi che stiamo affrontando è profondamente diversa da quella del 2008, perché nel 2008 l’impatto fu principalmente finanziario, molte banche avevano al loro interno dei titoli deteriorati che le stavano portando al fallimento. Oggi invece il mercato finanziario ha di fatto già scontato gli effetti legati al Covid-19. La crisi, infatti, è soprattutto economica, perché colpisce al cuore il sistema delle imprese italiane, ne rallenta la produzione, fa perdere quote di mercato, fa perdere terreno e causa un danno enorme al fatturato. Tocca, in poche parole, i soldi reali.
Basti pensare a due esempi, quello del settore turistico e quello del mercato automotive. Il 15% del PIL italiano si basa sul turismo, è un settore che impiega centinaia di migliaia di persone. La proroga delle chiusure e il blocco della circolazione va totalmente a danno del settore turistico, che in questa fase dell’anno aveva di solito già iniziato a produrre i primi significativi risultati. Grazie alla sua dimensione industriale, il nord alla lunga riuscirà a ripartire, ma il centro e il sud, che grazie alla loro bellezza archeologica e paesaggistica hanno nel turismo un fattore di successo determinante, rischiano di subire un danno da cui sarà difficile riprendersi.
Stesso discorso vale per il comparto automotive. In due mesi il settore ha perso il 90% delle immatricolazioni, con una proiezione sull’anno in corso di oltre 500 mila immatricolazioni in meno. E’ un danno importante, soprattutto se i tempi di ripartenza saranno molto lenti come sembra. Per esempio, in Cina la produzione automobilistica è ripartita, ma poi si è dovuta fermare nuovamente per mancanza di componenti. Bisogna quindi tenere conto di tutta la filiera produttiva per far ripartire l’intero settore.
Da un punto di vista dei cittadini la crisi economica sta portando degli effetti leggermente dilatati nel tempo perché quello italiano è un popolo di risparmiatori. Mediamente, grazie ai loro risparmi i cittadini potrebbero riuscire a resistere almeno 6/8 mesi in questa situazione, ma purtroppo quel tempo si sta esaurendo velocemente.
L’urgenza della ripartenza
Per questo è urgente ripartire. I presidenti delle varie regioni stanno insistendo per aprire tutto il prima possibile, perché sanno che buona parte del nostro PIL dipende proprio dalla libera circolazione tra le varie regioni. Inoltre la riapertura sconterà un primo periodo di rodaggio per abituarci alla “nuova normalità”, per cui prima inizia questa fase e prima torneremo ad essere produttivi a pieno regime.
La riapertura ha anche un effetto attrattivo rispetto agli altri paesi europei e internazionali, perché dimostrare la nostra piena efficienza, ovviamente in sicurezza, permette di attrarre sia i capitali di chi vuole investire che i turisti che possono dare respiro all’intero settore.
Se la macchina non riparte, ogni giorno le perdite aumentano in misura esponenziale e rischiamo che, senza i soldi che dovrebbero arrivare dall’Europa, non sarà possibile riprenderci. Certo, per ripartire devono cambiare molte regole europee, non possiamo più sostenere un livello di tassazione così alto né come imprese né come individui.
Il diritto alla connessione e il Digital Divide
Altro effetto di questa crisi è il forte scatto in avanti di tutto il mondo digitale. Grazie allo smart working, alla didattica a distanza sia nelle scuole che nell’università, la domanda del segmento digitale è cresciuta in modo significativo, e questa è sicuramente un’opportunità per tutte le aziende che operano nelle TLC. La necessità di banda larga è cresciuta esponenzialmente in tutta Italia, anche perché la crisi ha messo in luce un forte Digital Divide tra le differenti aree dell’Italia, e chi basava la propria rete domestica sul solo ADSL non è riuscito a sostenere la contemporaneità di una o più video-lezioni per i figli, una riunione in smart working e una video chiamata ai parenti.
Su questo è necessario un forte intervento da parte del Governo. Da un lato sono ormai maturi i tempi per riconoscere un vero e proprio Diritto di connessione a tutte le famiglie, prevedendo un intervento a sostegno delle famiglie che hanno un reddito più basso e che non possono permettersi una connessione internet con banda ultralarga.
Ugualmente, deve essere previsto per le imprese di TLC un incentivo che aiuti a superare il Digital Divide. Infatti, gli investimenti necessari per portare la fibra ottica in alcune zone d’Italia particolarmente remote o isolate, si sono fino ad oggi tradotti in un maggior costo di attivazione a carico degli utenti. Nel primo periodo dell’emergenza, le aziende di TLC si sono fatte carico di questo maggior costo attraverso una campagna dedicata, ma a lungo termine questa soluzione non sarà più sostenibile. Se infatti si parte dal presupposto di un diritto alla connessione per ogni famiglia, è necessario anche un intervento dello stato che garantisca l’effettiva fruizione di tale diritto da parte di tutti i cittadini, senza distinzioni.








