Mentre l’economia americana frena sotto il peso dei segnali incerti dei consumi interni, l’Europa sorprende con una crescita che coinvolge quasi tutto il continente.
A segnare la ripresa c’è anche l’Italia, che archivia un primo trimestre 2025 con una crescita dello 0,3%, un dato superiore allo 0,1% fatto segnare alla fine del 2024.
Negli Stati Uniti, i primi tre mesi dell’anno si sono chiusi con un calo del prodotto interno lordo dello 0,3%.
È la prima contrazione dal 2022 e arriva dopo un ultimo trimestre 2024 che aveva fatto ben sperare (+2,4%).
Le attese degli analisti, che fino a poche settimane fa stimavano ancora un +0,4%, sono state ampiamente deluse.
All’origine del rallentamento c’è una combinazione di fattori.
In primis l’impennata delle importazioni, dovuta al tentativo delle aziende americane di anticipare l’effetto dei dazi annunciati da Donald Trump, in vigore da aprile.
Le importazioni sono salite del 41,3%, con un vero e proprio boom di beni (+50,9%), mentre le esportazioni sono rimaste al palo (+1,8%).
Il risultato? Un deficit commerciale record a marzo, pari a 162 miliardi di dollari, che ha sottratto ben 4,8 punti percentuali alla crescita.
Non va meglio sul fronte dei consumi, che negli Stati Uniti rappresentano il vero motore dell’economia.
Nel primo trimestre la spesa delle famiglie è aumentata solo dell’1,8%, contro il +4% di fine 2024. È il ritmo più lento dal 2023.
Unico segnale positivo: gli investimenti privati (+21,9%), spinti dalla corsa ad accaparrarsi attrezzature prima dell’entrata in vigore delle nuove tariffe.
Trump, però, non ci sta. Il presidente americano, nel suo stile, ha respinto ogni responsabilità: «Questo è il mercato di Joe Biden, non quello di Trump», ha scritto in un post su Truth, il suo social network.
«Quando inizierà il boom, sarà come mai prima d’ora. Siate pazienti!»
Secondo Trump, i dazi non avrebbero ancora avuto tempo di dispiegare i loro effetti benefici e la contrazione attuale sarebbe colpa dell’«eredità Biden».
Dall’altra parte dell’Atlantico, invece, le notizie sono ben diverse.
Secondo i dati diffusi da Eurostat, nel primo trimestre del 2025 l’Eurozona è cresciuta dello 0,4% rispetto al trimestre precedente, mentre l’intera Unione europea ha messo a segno un +0,3%.
Su base annua, il Pil è cresciuto dell’1,2% nell’area euro e dell’1,4% nell’Ue a 27.
A trainare la crescita europea sono stati soprattutto l’industria e l’agricoltura, dopo lunghi periodi di difficoltà. I servizi, invece, risultano stazionari.
Dal lato della domanda, è la componente nazionale – al netto delle scorte – a fornire il contributo più robusto, mentre quella estera inizia a risentire delle tensioni commerciali globali.
Tra i Paesi con la performance migliore c’è anche l’Italia, che registra un +0,3%, in accelerazione rispetto al +0,1% dell’ultimo trimestre 2024.
Un dato che, seppur contenuto, rappresenta una chiara inversione di tendenza dopo la stagnazione estiva dell’anno scorso.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha commentato con soddisfazione: «Istat certifica una crescita positiva per il primo trimestre, migliore rispetto ad altri paesi europei. Un segnale importante che dimostra la correttezza delle nostre previsioni e l’efficacia delle politiche economiche del governo».
Con una variazione acquisita per il 2025 già al +0,4%, il governo ritiene alla portata l’obiettivo annuo del +0,6% indicato nel recente Documento di finanza pubblica, anche se le incertezze globali – a partire proprio dalle politiche commerciali statunitensi – impongono cautela.








