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Così la magistratura aiuta la Pubblica amministrazione a funzionare meglio | L’analisi di Luigi Balestra

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Il Consiglio di Presidenza della Corte dei conti ha confermato per la terza volta Franco Massi quale Segretario generale della Corte, facendone così il Segretario generale più longevo dal dopoguerra (con lui sono stati confermati i vicesegretari Ugo Montella e Francesco Targia).

L’Osservatorio Economico e Sociale Riparte l’Italia si onora di annoverare Franco Massi tra gli Amici protagonisti del dibattito in chiave di sviluppo e di crescita del Paese.

Massi, il quale ha ricoperto nel corso degli ultimi cinque lustri incarichi di prestigio a livello istituzionale, è una personalità non comune, totalmente dedita, con incondizionato spirito di sacrificio, alla salvaguardia e alla realizzazione degli interessi della collettività; di quella collettività che si identifica non solo con la Corte dei conti, ma, più in generale, con l’intera comunità nazionale. Incarna alla perfezione il ruolo del “difensore” delle Istituzioni pubbliche, dotato com’è di una progettualità e di una capacità di visione proiettata verso il futuro non comuni. Questo scaturisce anche da un’esperienza maturata in rapporto a molti degli accadimenti che hanno contraddistinto la storia del nostro Paese, nonché da doti di analisi che denotano sensibilità e acutezza di giudizio.

Egli è un convinto assertore di quello che, nella contemporaneità, dovrebbe essere il ruolo della Corte dei conti, peraltro in conformità a quella che fu l’idea originaria legata all’introduzione dell’Istituzione all’indomani della realizzazione dell’Unità d’Italia. Non tanto una magistratura che condanna i funzionari infedeli, quanto piuttosto una magistratura che aiuta la Pubblica amministrazione a funzionare meglio. Una visione che attenua quella carica di antagonismo, tipicamente rinvenibile allorquando l’azione si focalizzi e si esaurisca con i giudizi vòlti a condannare, ed eleva a perno dell’agire giudiziario una sensibilità diversa la quale, fermo restando il rispetto reciproco di ruoli e prerogative, deve sapersi porre in posizione di ascolto e di dialogo. Il che appare ancor più meritorio se si riflette sul condizionamento che il rischio di un giudizio risarcitorio esercita sull’agire della vastissima platea degli amministratori pubblici.

A tal riguardo Massi si è posto – e non da oggi – retoricamente una domanda: se lo stesso Segretariato generale della Corte dei conti, composto da persone dotate di comprovata conoscenze giuridiche, talvolta brancola al buio nell’individuazione della soluzione giuridica – posta l’assenza, la lacunosità ovvero la mancanza di chiarezza delle norme giuridiche – al punto di dover far ricorso a pareri, ad esempio, dell’Avvocatura di Stato, come si può pretendere l’assoluta mancanza di errori da parte di quei funzionari e amministratori – e sono tanti – che peraltro sovente lavorano in condizioni disagiate, deprivati di ausili tecnici (così come accade, per fare solo un esempio, nei piccoli Comuni).

Una posizione che, talvolta, suscita critiche ispirate a uno stantio conservatorismo e anche, come spesso accade nel variegato panorama della Comédie humaine, invidie. Una posizione, dunque, che anche per questo gli fa onore, poiché dall’elevata funzione di Magistrato è in grado di riconoscere la limitatezza dell’agire umano al cospetto della complessità che agita il mondo contemporaneo.

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