Le prestazioni di Fed e Bce negli ultimi mesi stanno terrorizzando i mercati, rischiano di colpire le tasche di milioni di consumatori e potrebbero costargli il bene più importante: la credibilità.
Come scrive Francesco Guerrera sulla prima pagina di Repubblica, con l’impennata nei costi di materie prime, cibo e benzina, Federal Reserve e la Banca Centrale Europea sono di fronte a una sfida non vista dai tempi della seconda guerra mondiale.
La Fed ha considerato l’introduzione di una politica “restrittiva” per domare l’inflazione, ovvero aumenti dei tassi ancora più aggressivi di quelli già in cantiere per i prossimi mesi. Questo è, di per sé, un sintomo di disperazione monetaria.
E un’ammissione dell’errore fondamentale della banca centrale americana: ha aspettato troppo per alzare i tassi, perché convinta che la fiammata inflazionistica fosse un fenomeno temporaneo. Il problema per Jay Powell è che tentare di riportare sotto controllo un’inflazione ai livelli più alti in quasi mezzo secolo non sarà indolore.
Il pericolo più grande è che dopo anni passati ad ingrassare le vacche con lo stimolo, il numero uno della Fed tenti una dieta dimagrante così drastica da far crollare gli Usa nella recessione o, peggio, la stagflazione.
In Europa la situazione è oggettivamente diversa – spiega Guerrera – per tre motivi: l’inflazione è più bassa che negli Usa, lo stimolo è stato più limitato e l’economia non è surriscaldata come oltreoceano.
Ma Christine Lagarde e i suoi hanno peccato di connivenza e di pigrizia. Perché la Bce ha ripetuto la favola della Fed sul caro-prezzi “transitorio” e assecondato i colleghi di Washington quando, nell’agosto del 2020, hanno deciso di cambiare le regole del gioco e tollerare un livello d’inflazione più alto della norma. Francoforte è stata anche pigra, non facendo nulla quando era chiaro che l’inflazione non fosse un fuoco di paglia.
La Bce, a differenza della Fed, si è almeno scusata, ammettendo di non essere riuscita a prevedere correttamente il livello del caro-prezzi. Come Powell, ora Lagarde sta utilizzando tutti i mezzi di comunicazione dell’era moderna per dire che i tassi saliranno, e pure in fretta.
Sono strategie, parole ed azioni – conclude Guerrera – un po’ approssimative e tardive e, nel mondo della finanza, l’approssimazione e la tardività si pagano.








