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Luca Fraioli (La Repubblica): «La pandemia continua a oscillare tra emotività e ragione scientifica»

«Una dose di scienza e una di emotività. La lunga battaglia al Covid è stata un continuo alternarsi tra l’affidarsi ai successi della ricerca medica e l’insorgere di paure irrazionali». Lo scrive Luca Fraioli su Repubblica evocando un «coraggio che manca».

«Nelle prime fasi della pandemia» sottolinea «è accaduto con le mascherine, i metri di distanza interpersonale, i farmaci per fermare il virus. Ora, dopo il caos AstraZeneca, è la volta della vaccinazione: che richiamo dovranno fare gli under 60 ai quali come prima dose è stato iniettato il ritrovato dell’azienda anglo-olandese? Il governo italiano sembra orientato a imboccare la strada della vaccinazione ‘eterologa’: prima dose di un tipo (AstraZeneca), seconda di un altro (Pfizer)».

«Ma si tratta, appunto, di una decisione presa secondo criteri scientifici o piuttosto dettata dall’emotività? I dati finora disponibili sulla vaccinazione mista confermano che la strategia ha una sua efficacia. Il problema però è che queste conclusioni riguardano poche centinaia di soggetti a cui sono stati iniettati i due ritrovati diversi e che sono stati poi tenuti sotto osservazione. Inoltre, non si tratta di dati consolidati su un ampio periodo di tempo», prosegue.

«Quindi, non si possono fare previsioni sul lungo periodo riguardo alla capacità di protezione, né tantomeno sui possibili effetti collaterali, anche se è presumibile che non ce ne siano. Viceversa, una ben più robusta evidenza scientifica ci dice che nella quasi totalità dei casi la somministrazione di seconde dosi di AstraZeneca non produce effetti collaterali in soggetti che non hanno avuto controindicazioni alla prima dose. Se si guardano i dati, l’AstraZeneca risulta sicuro e capace di immunizzare in tutte le fasce d’età».

«Per l’ennesima volta, in questa vicenda pandemica, l’emotività sembra aver prevalso sulla scienza. Complice l’assenza di una catena decisionale unica, che coordini le operazioni a livello europeo, nazionale e locale. Il rischio» spiega Fraioli, «è minare una campagna vaccinale che al momento resta l’unica arma per uscire dall’emergenza. Per evitarlo occorre che la politica si assuma la responsabilità di prendere decisioni basate non sull’emotività ma sulla scienza, e di comunicarle in modo trasparente all’opinione pubblica. Occorre una terza dose: di coraggio».

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