In un contesto economico segnato da incertezza e turbolenze internazionali, le imprese artigiane del settore alimentare si confermano motore di crescita, distinguendosi per qualità, sostenibilità e radicamento territoriale.
È quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato che fotografa il trend del food made in Italy, un pilastro anticiclico dell’economia che ha registrato nel primo trimestre 2025 un +1,9% nella produzione, contro un -3,1% della manifattura generale.
La spesa degli italiani per alimentare e bevande ammonta a 196,2 miliardi di euro, ma il nostro cibo piace molto anche all’estero: il 2024 ha infatti segnato il massimo storico dal 1995 delle esportazioni con 58,7 miliardi di euro, in crescita dell’8,8% rispetto al 2023 e con un trend in aumento anche nel primo trimestre 2025 (+5,5%).
A trainare questa resilienza è soprattutto l’artigianato alimentare che esprime un modello produttivo glocal: radicato nei territori ma capace di parlare ai mercati internazionali.
Secondo i dati dell’Ufficio Studi di Confartigianato, il settore del food conta 64.365 imprese artigiane con 249.000 addetti.
La loro capacità di unire qualità, tradizione, sostenibilità e innovazione è la chiave del successo del food made in Italy nel mondo.
Il rapporto è stato presentato all’evento “Intelligenza artigiana a tavola” organizzato oggi da Confartigianato in Senato.
Sono intervenuti il senatore Antonio De Poli, il presidente di Confartigianato Marco Granelli, il presidente di Confartigianato Alimentazione Cristiano Gaggion.
Dal pane fresco ai dolci da ricorrenza (1,1 miliardi di export nel 2024), dai vini Doc e Igt (8,1 miliardi, secondo export europeo dopo la Francia) fino ai 5.717 prodotti agroalimentari tradizionali e ai 328 prodotti agroalimentari di qualità Dop, Igp e Stg e i 529 vini certificati, il Made in Italy alimentare parla artigiano.
Un patrimonio che trova linfa nel crescente orientamento dei consumatori verso il chilometro zero: sono 12,1 milioni gli italiani che scelgono prodotti locali, con picchi per le donne (25,2%) e nel Mezzogiorno (29,8%).
“È un patrimonio da proteggere e rilanciare, soprattutto attraendo i giovani con politiche mirate alla formazione, all’avvio d’impresa, alla comunicazione del valore artigiano. Chiediamo strumenti concreti per accompagnare la transizione generazionale e sostenere l’innovazione nelle produzioni e nei modelli di business” dice Cristiano Gaggion, presidente di Confartigianato Alimentazione.
Confartigianato propone quindi una strategia a più livelli per rafforzare il comparto: campagne di promozione del Made in Italy, anche attraverso nuove filiere locali; fondo per l’innovazione dedicato alla qualità e alla sostenibilità delle produzioni; e infine revisione della normativa nazionale per semplificare e valorizzare il lavoro artigiano.








