Nella giornata del 25 novembre, Fabrizio Salini, ex Ad RAI, Ad OntheClouds, ha dialogato con Francesca Parisella, Giornalista di RAI 2, durante il panel “Cultura, innovazione digitale e collettività“, nel corso degli Stati Generali della Ripartenza organizzati a Bologna dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia.
Francesca Parisella chiede un parere circa il tema del panel all’ex Ad RAI, Ad OntheClouds quale grande conoscitore del mezzo di comunicazione e Fabrizio Salini risponde: “Allora, innanzitutto buonasera a tutti. Io volevo ringraziare il professor Luigi Balestra che nel lontano 2020, in piena epoca Covid, mi mise a parte, diciamo, dell’idea di promuovere questa iniziativa, che oggi si è concretizzata e devo dire in maniera assolutamente egregia. Allora, vengo al punto cercando di ribaltare un po’ l’ottica con cui abbiamo affrontato fino adesso il tema. Proprio perché vengo dal mondo della comunicazione, proprio perché ho avuto un’esperienza, diciamo, lunga nel servizio pubblico, io credo che oggi abbiamo un elemento che non mettiamo mai al centro delle nostre riflessioni e anche del dibattito, ovvero quello dell’industria dei contenuti e dell’industria culturale”.
“Negli ultimi 5-6 anni – aggiunge Salini – il nostro modo di fruire della cultura, soprattutto dei contenuti cosiddetti scripted, è cambiato radicalmente. E ha rivoluzionato non solo il nostro modo di accedere a quel contenuto, a fronte del tipo “da uno a tanti” che è quello che oggi fa il broadcaster con la tv generalista, troviamo la tipologia “da uno a uno”, a volte con delle scelte condizionate, e qui il ruolo della RAI diventa essenziale, con algoritmi e tecniche di comunicazione molto sofisticate. Ma, d’altronde, io credo che questa rivoluzione che oggi ci mette nella condizione di poter accedere ad un’infinità di contenuti scripted, quindi di racconto, di romanzo, di narrazione, sia una rivoluzione che non è mai avvenuta prima”.
“Io tengo molto a questo elemento – sottolinea Fabrizio Salini – perché oggi le nuove generazioni noi le consideriamo solamente per il loro utilizzo dello smartphone, una loro certa superficialità nell’utilizzare i social e tutto ciò che ne consegue, ma non ci rendiamo conto della grandissima opportunità, e qui il servizio pubblico gioca un ruolo enorme, che abbiamo nell’accedere ai contenuti più diversificati, e lo dico attraverso la digitalizzazione in corso in RAI, attraverso RaiPlay, non solo ai contenuti scritti ma anche alla nostra memoria. Dentro RaiPlay c’è la memoria del paese, questo a volte è un elemento che non viene sufficientemente messo in evidenza da chi si occupa di media e di contenuti e in particolar modo di chi si occupa di Rai. Se voi questa sera arrivate a casa e su un tablet o sulla vostra tv vi connettete con RaiPlay avrete a disposizione un mondo della nostra storia”.
“Questo è uno scenario – continua Fabrizio Salini – a cui dovremmo ogni tanto mettere un po’ di più la testa. Poi è evidente che ci siano, in questa mutazione di fruizione del contenuto, anche le cosiddette piattaforme a pagamento, con le quali noi oggi veniamo a contatto con altre culture che diventano, con una magnitudo spaventosa da un momento all’altro, prevalenti nella fruizione di racconto. Immaginiamoci solamente serie tv di origine coreana, israeliana, spagnola che hanno una capacità di penetrazione nello scenario media internazionale di una pervasività incredibile”.
“E allora vengo al punto. – spiega Fabrizio Salini – Io credo che tra i tanti temi da dibattere e da approfondire ci debba essere anche l’attenzione nell’investimento nell’industria dei contenuti. E investire nell’industria dei contenuti significa dare possibilità alle persone, ai talenti, alla creatività. Attenzione perché questo mondo che spesso viene relegato con un tratto di penna un po’ pittoresco, in realtà può contare sulla nostra industria di paese in maniera determinate. L’industria dei contenuti, in particolare mi riferisco all’industria dei contenuti nel mio settore ossia quello dell’audiovisivo, non può più essere relegata appunto a un aspetto diciamo marginale. Ma ci deve essere l’impegno del pubblico e del privato ad alimentarla e farla crescere”.
“Detto questo, – chiosa Salini – in questo scenario, il servizio pubblico gioca un ruolo centrale e determinante. E dirò anche una cosa, utilizzerò un termine un po’ brutale, probabilmente non appropriato, ma oggi il servizio pubblico è anche guardiano della democrazia. Quindi su questo bisognerebbe sempre riflettere ed invito anche i giornalisti, so che ce ne sono diversi qui in sala, di concentrare e dirigere il dibattito sulla RAI e sui media non sugli aspetti più irrilevanti, ma su quello che prima ci hanno anche detto prima la senatrice Floridia e la dottoressa Mazzola, perché lì si gioca anche il futuro del Paese”.
“È evidente – conclude Fabrizio Salini sul tema della IA – che lo scenario è per certi versi preoccupante. Io ho avuto modo ogni tanto di confrontarmi nella produzione di contenuti con l’intelligenza artificiale e siamo arrivati proprio a livelli con i quali si riesce a riprodurre fumetti, pezzi di film, racconti, in maniera, appunto, per certi versi preoccupante. Senza fare ricorso ai sogni o all’idealismo, io vorrei riconfermare quello che dicevo prima. Oggi, investire nella creatività, nel talento, negli artisti, nelle forme culturali che spesso tendiamo a dimenticare, credo che sia l’antidoto migliore per confrontarsi e per non farsi sopraffare dalla tecnologia. Venendo qui, ho ritrovato una frase di John Kennedy, esattamente di 60 anni fa, che diceva “l’uomo continua ad essere il più straordinario dei computer”. Perché già negli anni 60 c’era un timore che la macchina potesse prevalere sull’uomo. Ecco, noi continueremo ad essere più straordinari dei computer solamente se continueremo a non abbandonarci e a non mostrarci passivi rispetto a quello che la tecnologia, l’innovazione digitale ci può portare da un giorno all’altro, ma farci valere grazie alle capacità e ai talenti che abbiamo”.








