“Le stablecoin si sono affermate come potenziali sfidanti degli accordi tradizionali nei pagamenti transfrontalieri. Si tratta di token digitali emessi privatamente che circolano su infrastrutture di contabilità distribuita”.
Lo ha detto il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta nel suo intervento per la Whitaker Lecture 2025 organizzata dalla Banca d’Irlanda.
“Tuttavia – ha sottolineato – le stablecoin soffrono di due peccati originali. In primo luogo, violano l’unicità del denaro. Nell’attuale sistema a due livelli, in cui la moneta pubblica (moneta della banca centrale) e la moneta privata (principalmente depositi bancari) sono pienamente intercambiabili alla pari, un euro è un euro, indipendentemente da chi lo emette. Le stablecoin infrangono questa parità: il loro valore spesso si discosta da uno, e anche le stablecoin ancorate alla stessa valuta possono essere scambiate a prezzi diversi. Se tali strumenti dovessero espandersi a livello globale, queste deviazioni, anche piccole, creerebbero di fatto tassi di cambio tra monete private concorrenti”.
In secondo luogo, ha aggiunto Panetta, “sono intrinsecamente vulnerabili alle corse al ribasso. Le deviazioni dalla pari possono diventare gravi quando sorgono dubbi sulla qualità, la liquidità o la trasparenza degli asset a supporto, o quando la governance e le tutele operative risultano carenti. In un episodio di stress, ingenti richieste di rimborso potrebbero costringere gli emittenti di stablecoin a vendite improvvise di asset; se molti detentori agiscono contemporaneamente, ciò potrebbe innescare vendite forzate. Con un regolamento immediato, un accesso globale e un coordinamento amplificato dai social media, queste dinamiche potrebbero svilupparsi molto più rapidamente rispetto alla finanza tradizionale”.
Secondo il governatore di Bankitalia: “Non esiste una facile redenzione da questi due peccati originali. Le normative vigenti li attenuano, ma non possono eliminarli”.








