L’economia italiana soffre di “problemi gravi e di difficile soluzione”.
Per questo “non dobbiamo farci illusioni” ma neanche pensare che il Paese sia condannato alla stagnazione.
Lo ha detto il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, precisando che “i timori di declino sembrano oggi dirci che un’inversione di tendenza è possibile”.
“La nostra economia soffre di problemi gravi, alcuni radicati e di difficile soluzione” e quindi “non dobbiamo farci illusioni”, è il monito del governatore che ha spiegato come “il ritardo del Mezzogiorno e l’elevato debito pubblico sono questioni ineludibili per la politica economica.
Così come i vincoli alla concorrenza che in molti settori creano rendite di posizione e limitano l’accesso di nuovi operatori, comprimendo l’innovazione, la produttività e l’occupazione”.
NON CONDANNATI ALLA STAGNAZIONE, MA SPINGERE SU PRODUTTIVITA’
“Non siamo condannati alla stagnazione”, ha precisato Panetta ricordando che “la ripresa registrata dopo la crisi pandemica è stata superiore alle previsioni e a quella delle altre grandi economie dell’area.
Contrariamente a quanto avvenuto in episodi di crisi del passato, è stata intensa anche nel Mezzogiorno“, ma “l’economia italiana potrà conseguire ritmi di sviluppo sostenuti se saprà, da un lato, affrontare le conseguenze del calo e dell’invecchiamento della popolazione e, dall’altro lato, imprimere una decisa accelerazione alla produttività”.
CALO DEMOGRAFICO FRENA CRESCITA, -13 PUNTI AL 2040
Il calo demografico frena la crescita e porterà a una contrazione del Pil di 13 punti da qui al 2040, ha affermato Panetta aggiungendo che secondo i dati Istat, da qui al 2040 il numero di persone in età lavorativa diminuirà di 5,4 milioni di unità, malgrado un afflusso netto dall’estero di 170.000 persone all’anno.
CRESCITA PIL PRO-CAPITE PIÙ BASSA IN UE, REDDITI SU LIVELLI 2000
La fragilità dell’economia italiana emerge soprattutto dal confronto con il ciclo economico degli altri paesi europei.
Nell’area dell’euro, l’economia italiana è quella con la “minore crescita del prodotto per abitante nell’ultimo quarto di secolo”, mentre -in termini pro capite- il reddito reale disponibile delle famiglie “è fermo al 2000”, a fronte di Francia e Germania che hanno registrato un aumento di oltre un quinto.
“La produttività del lavoro è rimasta ferma.
Solo nel 2023 gli investimenti sono tornati a superare il livello precedente la crisi finanziaria, mentre le ore lavorate totali non lo hanno ancora recuperato”.
L’evoluzione dei salari, ha continuato il governatore, ha riflesso il ristagno della produttività: i redditi orari dei lavoratori dipendenti sono oggi inferiori di un quarto a quelli di Francia e Germania
L’Italia conti in Europa e con lei nel mondo
“L’agenda è chiara, e può essere realizzata.
E va realizzata per tornare a crescere e per contare in Europa, e con l’Europa contare nel mondo”.
Ha detto Panetta riferendosi, nelle considerazioni finali, alle sfide globali che impongono di rafforzare la capacità di azione comune, unico modo “per superare l’attuale fase di appannamento”.
Secondo Panetta, “l’avanzamento dell’integrazione europea è la risposta ai mutati equilibri geopolitici e al rischio di irrilevanza cui i singoli Stati membri sarebbero altrimenti condannati dalla cruda aritmetica dei numeri”.
Panetta, nelle considerazioni, si sofferma a lungo sul completamento dell’architettura economica europea definendo “due elementi essenziali”, ossia “una politica di bilancio comune e un mercato dei capitali integrato”, ossia un’integrazione dei mercati finanziari nazionali.
Quanto alla politica di bilancio comune, secondo il governatore se le nuove regole del Patto di stabilità “daranno buona prova di sé, nel tempo si rafforzeranno la collaborazione fra Stati membri e la fiducia che i cittadini ripongono nelle istituzioni europee”; e “ciò consentirebbe di progredire verso una vera e propria unione di bilancio”.
L’unione dei mercati dei capitali – ha poi detto Panetta – presuppone il completamento dell’Unione bancaria e la creazione di un titolo pubblico europeo privo di rischio.
A livello di sfide economiche, “è sul fronte della tecnologia che si giocherà la partita del futuro, per noi come per il resto d’Europa.
Servirà valorizzare la ricerca, accompagnare il sistema produttivo nella sua trasformazione proteggendo i più svantaggiati, creare un ambiente normativo, economico e finanziario che favorisca l’assunzione di rischi imprenditoriali nei settori innovativi e che limiti il potere monopolistico di pochi grandi attori”.
Il governatore di Bankitalia ha poi indicato la necessità di ridurre la dipendenza energetica e “riequilibrare il modello di crescita riducendo l’eccessiva dipendenza dalla domanda estera”.








