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Fabio Campoli, imprenditore e chef: “Con il turismo enogastronomico si può preservare l’identità territoriale”

Fabio Campoli, imprenditore e chef, è intervenuto in qualità di relatore all’evento Sud Chiama Europa, organizzato a Napoli il 9 maggio 2025 dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia e patrocinato dal Comune di Napoli.

Lo chef Campoli ha portato la sua testimonianza nel panel “Turismo, cultura e ambiente quali fattori di sviluppo e di sostenibilità“, moderato da Antonello Barone. Ecco il testo della sua intervista.

È bellissimo questo momento, anzi grazie all’opportunità di partecipare a questo momento, io lo chiamo di condivisione perché quando tutti i settori si incontrano, la politica, le istituzioni, l’associazione di categoria, gli imprenditori, è sempre un grande momento.

Ma per me è stato anche un momento di riflessione arrivare oggi qui, perché noi parliamo sempre di filiera agroalimentare, di turismo enogastronomico, di identità. Questa è l’occasione per non pensare solo alle grandi città del sud, secondo me, ma iniziare a pensare come un’opportunità per tutti quei piccoli centri, quei piccoli paesi che fanno dell’identità territoriale, quindi del caseificio, del ristorante, del chiosco. La tradizione è già da due, tre generazioni, quindi oggi diciamo ancora più forte attraverso il turismo otteniamo tutte queste piccole identità, perché non sono solo tradizione, ma sono anche proprio patrimonio, io lo chiamo immateriale, la cultura.

Il cibo non è soltanto nutrirsi, ma deve trasmettere sempre sensazioni essenziali. Non è solo il gusto, il gusto è per le cose belle, per questo patrimonio che abbiamo.

Girando molto mi rendo conto che l’Europa, tra virgolette, potremmo dire si sta globalizzando nel modo di vivere, però ancora tutti quanti dobbiamo fare questo, non è uno sforzo, lasciare l’identità territoriale, quindi mentre i grandi gruppi turistici, i grandi gruppi ristorativi vanno dritti verso un mangiare, una soddisfazione del palato, del gusto identitario europeo, noi dobbiamo fare in modo che tutta Europa possa conservare queste identità agrialimentari. Grazie, grazie mille a voi.

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