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Essere europei sul serio | L’analisi di Angelo Panebianco

A memoria è difficile trovare nel dibattito pubblico italiano qualcosa di più stravagante della feroce contesa intorno al Manifesto di Ventotene.

Ha distolto l’attenzione dal vero problema che incombe sul Paese, sul suo destino, sulla sua futura sicurezza, sulla stessa democrazia italiana.

Il problema è ciò che i sondaggi dicono sugli orientamenti dell’opinione pubblica. Orientamenti che, naturalmente, possono col tempo cambiare.

Oggi però c’è una maggioranza alla quale non importerebbe nulla se l’Ucraina intera finisse in mano ai russi e che è contraria al piano di riarmo sponsorizzato dall’Europa. Anzi, a qualunque riarmo, in qualunque forma.

Una maggioranza che taglia trasversalmente gli schieramenti politici e che, apparentemente, non sembra affatto credere che esistano seri rischi per la sicurezza dell’Europa e, quindi, anche del nostro Paese.

Dai sondaggi risulta, insomma, che l’Italia sia, al momento, uno degli anelli più deboli della catena europea.

Si capisce perché i russi, che conoscono la situazione italiana, attacchino il presidente Mattarella: si inseriscono nel dibattito italiano per seminare zizzania. Con un certo successo, a quanto pare.

Lo scenario internazionale volge al cupo. Bisogna tenere conto di due aspetti.

Il primo è che, venendo meno la protezione americana dell’Europa, ciò che gli europei dovranno fare nei prossimi anni sarà rafforzare la gamba europea della Nato. Della Nato non si può fare a meno, ma in essa gli europei dovranno impegnarsi in modo sempre più attivo.

Significa potenziamento dei sistemi difensivi europei e un loro crescente coordinamento. Solo così si crea la “difesa europea”.

In un’epoca in cui la guerra è tornata in Europa, è questo il modo per essere “europeisti”. Altrimenti, restano solo chiacchiere e retorica.

Il secondo aspetto da considerare è che, comunque finisca il conflitto in Ucraina, la Russia, con la sua economia di guerra, non si fermerà.

L’attesa è che, entro pochi anni, ricomincerà a espandersi militarmente a scapito di altri Paesi europei (per ricostituire, come vuole Putin, l’impero perduto con il crollo dell’Unione Sovietica).

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