Elena Goitini, amministratore delegato di Bnl Bnp Paribas, risponde per la prima volta a Milano Finanza in una lunga intervista, che parte dal progetto che la banca ha appena presentato e che prende spunto dal piano Banlieu della casa madre francese destinato ora ad avere un gemello italiano: il nome è Inclucity e riguarda cinque grandi aree urbane per l’inclusione giovanile.
Dottoressa Goitini, quanto investirete nel vostro nuovo progetto Inclucity?
Metteremo a disposizione 1,2 milioni di euro sulle periferie di Roma, Milano, Padova, Napoli e Prato, per finanziare progetti destinati all’inclusione sociale giovanile.
Sono città presenti nei 5 territori in cui è organizzata la rete commerciale di Bnl, scelte per rafforzare la nostra vicinanza alle comunità locali.
la prima volta che il gruppo Bnp Paribas porta fuori dalla Francia il Projet Banlieues attivo dal 2006 per sostenere le periferie francesi.
Ci affiancheranno tre partner – Save the children, Fondazione Alberto e Franca Riva e Comunità di Sant’Egidio – che conoscono il territorio, con l’intenzione di sostenere i loro progetti già attivi, crearne di nuovi e fare rete in una logica di ecosistema sociale, coinvolgendo anche decine di altre associazioni.
La volontà, una volta testato il progetto, è di replicarlo nei prossimi anni.
Chiameremo in campo anche i dipendenti della banca che potranno prestare servizi di volontariato aziendale, in parte anche nelle ore di lavoro, per progetti certificati.
Perché una banca dovrebbe interessarsi delle periferie?
L’intenzione è rendere ogni lettera della strategia Esg qualcosa di concreto.
In quello che facciamo c’è ovviamente una forte valenza economica.
Includere vuol dire crescere e farlo più in fretta, e noi investiamo sui giovani che sono futuro in potenza.
lo stesso principio che è alla base del consorzio Elis – nato nel 1965 nel quartiere di Casal Bruciato a Roma e cresciuto negli anni con la partecipazione nel board dei ceo di circa 120 tra piccole e grandi aziende, di cui 30 quotate a Piazza Affari – che si occupa tra le altre cose di formazione professionale.
Ho appena assunto il semestre di presidenza del Consorzio e la mia volontà sarà di sviluppare un progetto che abbiamo chiamato Includere per Crescere.
Ci sono questioni concrete da affrontare in una logica di sistema, come l’invecchiamento della popolazione, la cosiddetta transizione demografica, Le politiche per la natalità, anche se attuate subito, potranno avere effetto tra 15 anni.
Intanto bisogna iniziare a lavorare da subito a politiche di invecchiamento attivo, avvicinando i giovani ai senior, in un patto intergenerazionale.
Ritorna il tema dell’inclusione e dell’accompagnamento delle transizioni come fattore di sviluppo economico e sociale.
Nel progetto periferie c’è anche un po’ la volontà di restituire al sistema parte dei profitti che le banche hanno realizzato grazie alla crescita repentina dei tassi d’interesse?
Non è il nostro caso.
Il nostro margine d’interesse è stato del 4,2% come evidente nell’ultimo bilancio (rispetto ad altre banche che hanno superato il 60%, ndr) perché la gestione della nostra tesoreria prevede una politica di copertura del rischio di tasso, che porta a una stabilizzazione senza far risentire forti oscillazioni.
La strategia è rimanere stabili e resilienti attraverso diversi cicli economici.
Noi, insomma, non avremmo dovuto pagare neanche un euro con la norma per gli extraprofitti.
Lasciatemi fare un’altra considerazione sui tassi: il 90% dello stock dei nostri mutui è a tasso fisso, a dimostrazione del buon servizio di consulenza che forniamo ai nostri clienti.
Anche questa è una responsabilità sociale se vogliamo parlare di Esg.
Come immaginate di chiudere il 2023 dopo l’utile ante imposte di 110 milioni dei nove mesi?
Registriamo un aumento dei ricavi e delle commissioni oltre che dei margini finanziari, con un ritmo costante e organico.
La redditività sul capitale continua a salire, come la soddisfazione dei nostri collaboratori e dei clienti.
Anche lato npl lordo l’evoluzione è positiva con una discesa di oltre quattro punti percentuali.
In questa fase sembra esserci un calo dei finanziamenti, è così?
Non vedo segnali di credit crunch, a scendere è in verità la domanda di credito.
L’Italia sta reggendo e reagendo meglio di altri paesi europei alle difficoltà.
Nelle due crisi precedenti aveva sofferto di più, mentre ora ne stiamo uscendo prima, e non è solo merito dei fondi del Pnrr o di altre misure, ma principalmente del tessuto produttivo della nazione, composto da piccole e medie imprese che hanno dimostrato la loro resistenza.
Ora bisognerebbe trovare il modo di indirizzare parte della ricchezza del paese, molta nei conti correnti, verso l’economia reale.
Il sistema ci ha provato con i Pir (i piani individuali di risparmio, ndr) che hanno avuto un parziale successo, ma non dobbiamo rinunciare a questo obiettivo che è e deve essere il nostro compito principale.
La malata d’Europa, questa volta sembra essere la Germania, alle prese con problemi di bilancio…
Berlino deve necessariamente tornare a una crescita sostenibile perché se è vero che non può esserci Europa senza Italia, è altrettanto vero che non può esserci Europa neppure senza Germania.
Al tempo stesso dobbiamo anche renderci conto che molti pezzi del sistema bancario non hanno futuro se non parlano europeo, con piattaforme che devono andare oltre i confini nazionali.
A proposto di sviluppo, immagina nuove acquisizioni nel futuro della banca?
Sì, ma non di banche tradizionali.
Pensiamo piuttosto a fintech come è stato nel caso di Kantox che opera in 20 Paesi, Italia inclusa, occupandosi di coperture legate al cambio.
Con l’aumento della volatilità la necessità di ridurre i rischi aumenterà.
Oppure a Floa, specializzata nel buy now pay later, che rateizzare gli acquisti.
Un modello che potrebbe evolvere verso un regime di save now pay later.
Sembra perfetto per un paese come l’Italia così ricco di risparmio…
Sì. L’intenzione è di creare sinergie all’interno del gruppo Bnp Paribas in Italia per creare ecosistemi, come abbiamo fatto per la gestione dei bisogni legati al mondo casa o anche nella mobilità sostenibile.
Così si può trasformare un servizio stand alone in una piattaforma.
Nel caso dell’auto, a fornire servizi sono la banca, Arval -la società del gruppo leader nel noleggio a lungo termine- ma anche partner come Telepass e Enel X.
In questo modo si offre un servizio a tutto tondo al client.
Che impatto potranno avere le nuove tecnologie e in particolare l’intelligenza artificiale su questi business? L’effetto sarà dirompente?
Sono convinta che l’intelligenza artificiale non sostituirà mai quella umana.
I robot possono essere sostitutivi solo in alcune attività.
In altre può esserci un approccio ibrido, in cui le macchine si affiancano alle persone; ma altre attività continueranno a essere esclusivamente umane.
Dico sempre ai miei collaboratori che il 70% della nostra attività deve essere indirizzata a creare sinergie e strutturare meglio quello che già oggi abbiamo a disposizione, mentre per il 30% dobbiamo guardare all’innovazione e a opzioni alternative, che possano anticipare i fenomeni.
L’intelligenza artificiale e le macchine potranno essere utili per far crescere questa quota del 30%, con le persone che potranno avere più tempo per innovare accelerando i cambiamenti.
Magari sarà utile l’AI anche per la gestione degli npl.
Sì, certamente’.
Quanto c’è già oggi di Intelligenza Artificiale nel gruppo Bnp Paribas?
Abbiamo avuto nei giorni scorsi una riunione a Parigi sul tema.
Bnp Paribas, secondo l’Evident AI Index, è terza in Europa per avanguardia sul tema (prima ci sono Ubs e Ing, ndr) e nona nel mondo (con Jp Morgan al primo posto, ndr).
In Italia abbiamo avviato 20 use case.
L’intelligenza artificiale sarà utile sul fronte ricavi, ma anche per ridurre il rischio e i costi, e aumentare il coinvolgimento delle persone.
Vogliamo essere una banca capace di trasformare in opportunità le diverse dimensioni di volatilità, una all weather bank.
La prossima sfida sarà diventare una data driven company.
I dati sono evidentemente la benzina del futuro.
Quanto siete lontani da quest’obiettivo?
C’è ancora da lavorare e abbiamo deciso di guardare a chi è leader di settore nell’elaborazione dei dati incontrando il management di società di diversi settori, tra cui quelli di Amazon Web Service Italia.
incredibile quello che fanno.
Amazon non può diventare il più temibile concorrente delle banche, come sostengono banchieri del calibro di Andrea Orcel e Giuseppe Guzzetti?
Alla contrapposizione preferisco la cooperazione, come con Inclucity e Elis.
Abbiamo bisogno di più coraggio per fare sistema.
Il coraggio è grace under pressure (grazia sotto pressione, ndr), diceva Hemingway.
Lo stesso coraggio che ha avuto Paola Cortellesi nel parlare di diritti delle donne nel film C’è ancora domani, che avete presentato alla Festa del Cinema.
Sì, Cortellesi ha avuto coraggio e ha rischiato, speravo nel suo successo.








