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Ecco perché può essere utile separare le carriere dei magistrati | L’analisi di Serena Sileoni (La Stampa)

Serena Sileoni sulla Stampa firma un editoriale in cui spiega “perché separare i pm aiuta toghe e politica”:

“Sono quasi trent’anni – sottolinea l’editorialista – dalla Commissione D’Alema del 1997, che la separazione delle carriere dei magistrati è oggetto di attenzione politica e tentativi di riforma costituzionale.

Mai come ora si è andati vicini allo scopo, anche se le riforme legislative che si sono succedute in questi anni, da quella Mastella a quella Cartabia, hanno reso più difficile il passaggio dalla funzione requirente e quella giudicante.

Resta l’ultimo miglio, dall’esito non scontato.

Per stare sul merito, la riforma introduce quattro punti essenziali: definitiva separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri; separazione del sistema di autogoverno in due Csm, formati – terzo punto – per sorteggio tra giudici, professori e avvocati in possesso dei requisiti richiesti; deferimento delle questioni disciplinari a un terzo organo distinto, l’Alta corte disciplinare.

Chi non sostiene la bontà della riforma lo fa per due motivi: o la ritiene sbagliata o la ritiene inutile.

Tra chi la ritiene sbagliata, la critica più fondata è quella per cui, se l’obiettivo è quello di correggere l’autocrazia della magistratura e in particolare il potere dei pubblici ministeri, andato negli anni al di là di quanto necessario a svolgere la loro funzione, la creazione di due Csm separati potrà avere l’esito non di dimezzare, ma di doppiare le degenerazioni dell’autonomia.

Questo argomento però – osserva Sileoni – si può superare solo superando l’inquadramento dei Pm all’interno della magistratura.

Chi ritiene invece inutile la riforma, poiché il passaggio di carriere è già ora difficile e raro, sottovaluta che la terzietà del giudice e l’equilibrio nello svolgimento del proprio ruolo non derivano solo dal fatto concreto, ma anche dal fatto percepito che la magistratura requirente svolge una funzione diversa da quella giudicante.

Lo stesso vale per il sorteggio: è vero che le correnti possono crearsi o ad esse si può aderire anche dopo essere stati estratti.

Tuttavia, l’introduzione di un sistema non elettivo aiuta ad allontanare quel fenomeno esiziale di un correntismo persino accreditato dentro e fuori la magistratura.

Una separazione definitiva delle carriere, con un autogoverno meno politicizzato, può aiutare a distinguere le funzioni di chi esercita l’azione penale e di chi emette sentenza e restituire, dentro e fuori dall’ordine, la consapevolezza di una reale indipendenza anche dalle correnti interne.

Può aiutare, quindi, ad uscire dalle ambiguità che hanno contribuito a un insano rapporto tra politica, magistratura e opinione pubblica”.

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