Sulla Stampa, Salvatore Rossi spiega le ragioni dell’inefficienza italiana nella produzione di beni e servizi rispetto ad altri Paesi europei.
L’efficienza produttiva – ricorda Rossi – consta di tre componenti: l’abilità dei lavoratori, frutto dell’educazione e dell’istruzione che hanno ricevuto e accumulato in loro stessi (capitale umano); l’efficacia degli strumenti, dei mezzi fisici messi a loro disposizione (capitale fisico); la capacità di coloro che organizzano il lavoro, manager o imprenditori che siano (capitale organizzativo).
Il divario maggiore a sfavore dell’Italia si osserva nella terza componente, l’accumulazione di capitale organizzativo, detta anche “produttività totale dei fattori”.
Non che le prime due componenti siano irrilevanti: la prima chiama in causa il sistema educativo e la propensione dei cittadini a dedicare risorse alle conoscenze proprie e dei propri figli; la seconda riguarda la possibilità e la voglia di investire sia delle imprese private sia delle organizzazioni pubbliche.
Ma la terza agisce da tempo come una zavorra sulla crescita della produttività del lavoro e, al tempo stesso, è sfuggente, difficile da catturare.
Ha a che fare con la tecnologia che si sceglie, con l’inventiva commerciale, con la funzionalità e l’intelligenza delle prassi aziendali e con molte altre qualità ancora.
Dal 2022 a oggi la situazione della produttività in Italia è lievemente migliorata, ma – sostiene una recentissima ricerca della Banca d’Italia (A. Accetturo e altri) – prevalentemente per merito delle imprese con migliori politiche retributive, tipicamente produttrici di servizi tecnologici e professionali.
Si conferma il nesso fra retribuzioni e produttività del lavoro.
Resta il fatto che la produttività di tutta l’economia è meno dinamica in Italia che negli altri grandi Paesi europei.
A spiegarlo concorre probabilmente la più ridotta scala dimensionale del nostro sistema di imprese, che limita e vincola le scelte tecnologiche e organizzative.
È un problema che risale ormai a vari decenni fa, molto citato e dibattuto.
È davvero alla base, io credo, del problema di crescita economica del nostro Paese e merita ogni attenzione da parte della politica e dell’opinione pubblica, molto più di quanto normalmente avvenga.








