Secondo l’Istat, l’inflazione in Italia è ancora troppo alta: a maggio rispetto a un anno fa i prezzi al consumo sono cresciuti dell’8,1%. Questa è la stima provvisoria creata dall’Istituto usando l’indice armonizzato europeo Ipca, quello che consente di fare un paragone con gli altri Paesi. La Francia, ad esempio, Paese comparabile all’Italia per struttura e dimensioni, ha registrato il +6% netto: un dato più basso di ben 2,1 punti percentuali. MF-Milano Finanza scrive che usando gli indici nazionali cambia poco, anzi è pure peggio: in Italia, con il Nic, in un anno l’inflazione è stata del 7,6%; in Francia, usando l’Ipc, del 5,1%. In questo caso la differenza sale a 2,5 punti percentuali.
Se si va a guardare la composizione degli aumenti per categoria di beni e servizi, si vede subito che non è il caso né di tirare in ballo per l’Italia gli effetti di trascinamento dei bonus fiscali, che pure negli anni scorsi hanno avuto un rilevante impatto su specifiche categorie di prezzi ad esempio nel settore dell’edilizia, né l’ammontare del deficit pubblico, visto che quest’anno la Francia lo spinge assai di più dell’Italia, avendolo portato al 5,3% del prodotto interno lordo rispetto al 3,7% dell’Italia, che lo ha abbassato. Le differenze stanno nei comportamenti degli operatori economici nei singoli settori: talora sono altamente opportunistici, approfittando dello sbandamento dei consumatori per il continuo e generale aumento dei prezzi.








