Se pur in un quadro macroeconomico appesantito da segnali recessivi e da forte incertezza, la riunione annuale dell’Abi ha offerto una fotografia rassicurante del settore bancario italiano. Una lettura attenta delle relazioni del Governatore e del Presidente dell’Associazione lascia, comunque, emergere tre fattori di preoccupazione. Il primo riguarda gli innalzamenti dei tassi di interesse sui depositi bancari in Italia che, oltre a essere inferiori agli aumenti dei tassi sui crediti, si attestano molto al di sotto della media nell’euro area.
Come sottolineato dal Governatore, il fenomeno va in parte attribuito all’abbondante liquidità accumulata durante la pandemia. Tuttavia, a causa delle restrizioni di politica monetaria, oggi le banche italiane riducono i prestiti e devono rafforzare la raccolta. Se tale rafforzamento portasse ad aumenti nell’emissione di obbligazioni bancarie e a una maggiore concorrenza fra forme di deposito e titoli pubblici, diventerebbe essenziale evitare quelle distorsioni nei portafogli delle famiglie e quei malfunzionamenti dei mercati finanziari nazionali che sono stati alla base di passate crisi bancarie.
Questo primo fattore è aggravato dal secondo. Il Governatore ha ricordato che la positiva gestione dei crediti problematici in Italia è stata agevolata dalla rapida diffusione di mercati secondari del credito. Di fronte all’incertezza economica e a possibili aumenti nel peso dei crediti deteriorati, la vigilanza bancaria ha opportunamente acceso un faro sulla governance dei gestori di tali crediti (i servicer). Le preliminari evidenze, emerse al riguardo, non appaiono incoraggianti.
I due fattori esaminati preoccupano perché potrebbero ostacolare il buon funzionamento dei mercati finanziari nazionali. Una soluzione efficace consisterebbe nell’accelerare, mediante il completamento dell’unione bancaria e l’attuazione dell’unione dei mercati dei capitali, la creazione di mercati finanziari europei che confinino quelli nazionali a meri comparti. La sostanza (anche se non la forma) delle notazioni, riservate dal Presidente dell’Abi all’unione bancaria, va invece in senso opposto. Estendere il ruolo dei fondi nazionali di garanzia dei depositi e criticare il rafforzamento dei meccanismi centrali di risoluzione causano, infatti, rigide segmentazioni nazionali e indeboliscono la costruzione di un mercato europeo del credito.








