Per l’Unione Europea la presidenza Trump pone sfide difficili, per molti versi senza precedenti.
Lo ha riassunto efficacemente la presidente Von Der Leyen nel suo intervento al World Economic Forum di Davos ieri mattina: “L’ordine mondiale cooperativo che abbiamo immaginato 25 anni fa non si è trasformato in realtà. Al contrario, siamo entrati in una nuova era di dura competizione geostrategica.”
Non detto, ma implicitamente ben chiaro, è che la nuova competizione geostrategica vedrà l’Europa contrapposta agli Stati Uniti. Una competizione alla quale l’Unione Europea non è abituata e per affrontare la quale non ha efficaci strumenti, data la natura cooperativa e consensuale del suo decision-making.
Il maggior pericolo verrà dalla tentazione inevitabile e fortissima degli stati membri a rispondere alle aggressioni trumpiane su base bilaterale, negoziando con gli Stati Uniti ognuno per conto proprio.
In questa partita difficile, l’Italia di Giorgia Meloni potrebbe giocare un ruolo rilevante, data la sua relazione “speciale” con il presidente americano. Il problema è che essa non partecipa alla maggioranza che governa l’Europa, dalla quale è stata esclusa come un corpo estraneo.
Se non si trova il modo per superare questa esclusione, ogni possibile contributo dell’Italia alla gestione delle relazioni con gli Stati Uniti resta solo un potenziale difficilmente sfruttabile.








