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Ecco la nuova frontiera dell’Europa | L’analisi di Andrea Bonanni

Andrea Bonanni su Repubblica parla di nuova frontiera dell’Europa: Una trentina di anni dopo la caduta del Muro di Berlino, la fine dell’Unione sovietica e della Guerra Fredda, l’Europa è costretta, ancora una volta da cause esterne, a reinventare sé stessa”.

Oggi – scrive l’editorialista – l’aggressione della Russia all’Ucraina, la guerra non dichiarata di Mosca contro le democrazie europee e l’aperta ostilità della presidenza americana verso la Ue, stanno spingendo i principali governi dell’Unione alla creazione di una difesa comune.

I problemi da risolvere sono molti e complessi. Ma la direzione di marcia è stabilita e il processo appare irrevocabile.

Se il futuro della difesa europea è ancora in larga parte da definire, comprese le questioni cruciali dello scudo nucleare comune e di una intelligence unificata, sappiamo però che il progetto nasce su tre direttive principali.

La prima è continuare e potenziare il sostegno militare all’Ucraina, fino a che sarà necessario.

La seconda è rafforzare il deterrente contro l’imperialismo russo sempre più minaccioso.

La terza è creare una reale autonomia strategica rispetto agli Stati Uniti, pur continuando, se possibile, a tenere in vita l’alleanza e la collaborazione.

È evidente – osserva Bonanni – che come già accadde per la moneta comune, anche la difesa comune diventerà per i prossimi anni l’architrave e il filo conduttore delle politiche europee nell’ulteriore processo di integrazione che comporterà sostanziali cessioni di sovranità.

Ancora non sappiamo quale forma prenderà il nuovo canone che definirà il braccio armato dell’Europa, come il Patto di stabilità definì il canone della moneta unica e delle politiche fiscali dei governi.

Ma possiamo essere certi che, anche in questo caso, i governi nazionali saranno chiamati ad adeguarsi alle regole comuni liberamente accettate.

Un’altra cosa che possiamo purtroppo dire con certezza è che, ora come allora, l’Italia arriva impreparata e divisa all’appuntamento.

Ad eccezione del presidente della Repubblica, la classe politica italiana, a destra come a sinistra, appare poco consapevole della portata della rivoluzione in atto, della necessità e dell’urgenza di non venire tagliata fuori dallo sviluppo di un progetto che definirà il nostro futuro e dal dibattito che gli sta dando forma”.

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