L’energia idroelettrica ha coperto nel 2024 in Italia il 15% della domanda, rappresentando quindi la principale fonte rinnovabile. E potrebbe crescere ancora, contribuendo a ridurre la bolletta elettrica. Con la liberalizzazione del 1999 venne stabilita la validità delle concessioni esistenti, lasciando i benefici impliciti agli operatori che le avevano ottenute, tra cui principalmente Enel, che detiene il 56% della capacità.
Il regio decreto del 1933 stabiliva che le concessioni sono temporanee e non possono eccedere i 30 anni (con eccezioni fino a 40). La legge Bersani sulle liberalizzazioni del 1999 (più volte modificata, da ultimo nel 2021) stabilisce che gli asset delle concessioni alla scadenza, come dighe, gallerie, canali (le cosiddette “opere bagnate”), passano alle regioni, che possono assegnare le concessioni con tre procedure: competitive, a società con capitale misto, attraverso forme di partenariato pubblico-privato, ma non tramite il rinnovo al concessionario uscente.
I 25 anni passati da allora per mettere a punto la transizione hanno complicato la materia, soprattutto con riferimento al contenzioso sulle competenze Stato-Regioni. Il 25% delle concessioni sono scadute (alcune dal 2010, altre nel 2022-23), ma solo alcune regioni hanno avviato l’iter di riassegnazione, che avrebbe dovuto essere completato entro agosto scorso. Il 65% delle concessioni scadranno nel 2029.
L’apertura alla concorrenza è stata anche al centro dell’attenzione della Ue, che aveva aperto nel 2019 procedure d’infrazione in Austria, Francia, Germania, Polonia, Portogallo, Regno Unito e Svezia. Anche per l’Italia sono state contestate le normative, ritenute non adeguate a garantire la concorrenza. Nel 2021 è cambiato l’orientamento della Commissione, che ha chiuso le procedure in tutti gli Stati ad eccezione della Francia (chiusa in agosto), per la posizione dominante di Edf nel settore.
La Francia ha ottenuto il passaggio da concessione ad autorizzazione, la possibilità di dare continuità agli operatori esistenti e la fornitura da parte di Edf di 6 GW di capacità idro virtuale a beneficio finale dei consumatori tramite aste. La chiusura della vertenza in Francia potrebbe aprire la strada al nostro Paese per la cosiddetta “quarta via”, basata sul rinnovo-rimodulazione delle concessioni, come proposto di recente dallo studio Enel/Ambrosetti. Enel manterrebbe una posizione dominante nel settore, ma assai inferiore a quella di Edf in Francia (oltre l’85%) e potrebbe esserle richiesto di rendere disponibile una parte della capacità idro per calmierare i prezzi a beneficio del consumatore finale.