Antonio Polito sul Corriere, commentando l’orribile caso di femminicidio e infanticidio di Senago, ha sostenuto che sia il prodotto di una mascolinità tossica basata sul senso del possesso specifica degli italiani per la nostra ‘cultura mediterranea’ e non una mostruosità individuale. Ho provato a controllare se questa tesi regge statisticamente. I dati raccontano cose diverse, riporto solo una sintesi breve (consiglio il Report Openopolis sul tema). In Italia ogni anno avvengono poco più di 300 omicidi, siamo uno dei paesi col tasso di omicidi più basso in europa e al mondo. Il 40% delle vittime è di sesso femminile. Dei 140 omicidi ‘in ambito domestico’, nel 2022, il 74% ha vittime femminili (esistono anche alcuni maschicidi).
E’ vero che il tasso di femminicidio, pur diminuendo, diminuisce molto più lentamente degli altri omicidi e la quota sul totale di omicidi cresce. Ma esiste una mascolinità tossica italiana? Sorpresa: siamo anche uno dei paesi con i più bassi tassi di femminicidio. Poco sopra la metà di Germania, Austria, Ungheria e Croazia. Molto meno della Francia. Come noi fanno solo i focosi e possessivi spagnoli. Meglio di noi i ‘tossicissimi’ greci. E in Italia chi sarebbero i più tossici? Sicuramente i maschilisti meridionali! Sbagliato: i tassi più elevati sono in Liguria, Emilia e Trentino Alto Adige.
Bassissimi i tassi di tutto il Mezzogiorno dalla Sicilia alla Puglia. Non entro nelle motivazioni, secondo me complesse e interessantissime ma difficili da affrontare nel quadro fondamentalmente ideologico nel quale si muovono gli studiosi oggi. Ma si tratta di dati consolidati nei decenni. E’ evidente che l’errore del grande giornalista è dovuto alla frustrazione per il ripetersi di questi orribili episodi, nonostante i tentativi di contenerli.
Questo non significa che non ci debba essere un allarme sociale, e ulteriori misure di contenimento. Ma a mio parere si tratta in effetti di un mostro. Il fatto è che di mostri ce ne sono alcuni, e forse è il caso piuttosto di abituarsi a riconoscerli, in alcuni casi sappiamo che non era poi così impossibile. Ultima notazione: negli ultimi anni abbiamo imparato che generalizzazioni a carico di interi gruppi sociali sono deleterie (e razziste). C’è un solo gruppo sociale per cui è legittimo ancora, anzi culturalmente auspicabile, indicarne una generalizzata tossicità e invitare alla rieducazione: i maschi eterosessuali, meglio se italiani.
Intervento ripreso dal Corriere di Mezzogiorno








