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Difesa: von der Leyen vuole riarmare l’UE, piano da 800 miliardi | Lo scenario

La Commissione Europea, dopo oltre tre anni di guerra aperta in Ucraina, corre ai ripari e, sotto la pressione degli USA che lasciano intravedere un progressivo disimpegno dall’Europa, adotta un piano in cinque punti che mira ad aumentare “con urgenza” le spese per la difesa.

Secondo la presidente Ursula von der Leyen, il piano “ReArmEu”, riarmare l’Europa, consentirà di mobilitare fino a 800 miliardi di euro in quattro anni, una cifra che rievoca gli 800 miliardi di Next Generation EU, il piano adottato durante la pandemia di Covid-19 per sostenere le economie UE, prostrate dai lockdown, e incentivare le transizioni verde e digitale.

Tuttavia, mentre gli 800 miliardi di Next Generation EU sono tutti soldi raccolti dalla Commissione emettendo obbligazioni sui mercati, l’ammontare totale del piano “ReArm Eu” è basato, allo stato, su stime: solo 150 miliardi di euro saranno raccolti dalla Commissione Europea andando sui mercati obbligazionari e piazzando titoli, come ha spiegato un alto funzionario UE, sfruttando la garanzia fornita dall’headroom, la differenza tra impegni e pagamenti nel bilancio comunitario. Il debito comune, insomma, copre una frazione del piano, non tutto il piano.

I fondi verranno usati per acquistare e promuovere, ha scritto von der Leyen, “sistemi di difesa aerea e missilistica, artiglieria, missili e munizioni, droni e sistemi anti-droni, abilitatori strategici e protezione per le infrastrutture critiche, mobilità militare, guerra elettronica, IA ed elettronica”. Come per il piano Sure, si tratta di prestiti, non di trasferimenti a fondo perduto: quindi, forse verranno sfruttati, ma non è detto che vengano utilizzati tutti (Next Generation EU insegna, anche se Sure ha avuto successo).

Di certo, i prestiti UE consentiranno a molti Stati membri, una ventina, di indebitarsi a tassi assai più bassi di quelli che devono pagare oggi. Andrà verificato poi l’effettivo ‘tiraggio’ dello strumento.

Von der Leyen, già “madre” del Green Deal, oggi è tornata a indossare i panni di ministra della Difesa che aveva a Berlino, constatando che “siamo in un’era di riarmo. E l’Europa è pronta ad aumentare massicciamente la spesa per la difesa. Sia per rispondere all’urgenza di agire a breve termine e per sostenere l’Ucraina, ma anche per affrontare la necessità a lungo termine di assumersi molte più responsabilità per la nostra sicurezza europea”.

La gran parte del piano è affidata al riarmo su base nazionale: verrà applicata la clausola di salvaguardia nazionale del patto di stabilità, le cui regole sono state recentemente riformate dopo lunghi negoziati, con un risultato condizionato dalla Germania che, con l’allora ministro delle Finanze Christian Lindner, impose un notevole irrigidimento rispetto alla proposta iniziale della Commissione.

Il patto, di fronte alla guerra in Ucraina e al disimpegno USA che si fa sempre più concreto, si rivela ancora una volta inadatto ai tempi, tanto da dover essere di nuovo sospeso, questa volta in parte e non in toto come successe nel marzo 2020, davanti alla pandemia di Covid-19.

L’applicazione della clausola, prevista dal nuovo regolamento, dovrebbe consentire agli Stati membri di spendere una somma pari al massimo all’1,5% del PIL in più ogni anno, per 4 anni, per la difesa, senza il rischio di incorrere nella procedura per deficit eccessivo.

Si tratta di un passo che il governo italiano aveva chiesto da tempo: lo stesso ministro della Difesa Guido Crosetto ha sottolineato più volte che le regole del patto di stabilità impediscono all’Italia di rispettare l’obiettivo NATO (ex 2014) di spendere almeno il 2% del PIL (oggi la NATO punta più in alto, sopra il 3%, mentre gli USA chiedono il 5%).

Secondo von der Leyen, l’applicazione della clausola nazionale di salvaguardia creerebbe uno spazio di bilancio aggiuntivo di 650 miliardi di euro in quattro anni, a livello UE. Tuttavia, data per assodata la volontà politica di incrementare le spese per la difesa (“tutti gli Stati membri vogliono aumentarle”, dice un alto funzionario UE), dopo decenni di tagli che hanno ridotto gli eserciti europei a mal partito, a fronte della prospettiva di un progressivo disimpegno americano, bisognerà verificare quanto i Paesi potranno effettivamente spendere, senza esporsi a tensioni sui rendimenti dei bond.

Al di là del patto di stabilità, ai Paesi più indebitati la disciplina di bilancio non è un optional, ma un obbligo imposto dai mercati obbligazionari. E non è facile per nessun governo, né di destra né di sinistra, spiegare ad una opinione pubblica abituata da decenni alla pax americana che si tagliano le spese sociali, come la scuola e la sanità, per investire nella difesa.

Tuttavia, la spesa militare può fungere da acceleratore della crescita economica e ha spesso importanti ricadute positive, sul piano occupazionale e non solo. Il settore della difesa, inoltre, è uno dei pochi che investono molto in ricerca e sviluppo, è spesso tecnologicamente all’avanguardia e produce innovazioni che possono rivelarsi molto importanti anche sul piano civile.

Un’altra parte del piano presentato da von der Leyen è costituita da incentivi di varia natura e dalla possibilità, per gli Stati membri che lo vogliono, di usare i fondi di coesione UE per aumentare le spese per la difesa.

Questa proposta, che circolava da tempo, è stata accolta malissimo dalle Regioni: la presidente del Comitato delle Regioni, la socialista ungherese Kata Tutto, ha parlato di un “errore catastrofico” della Commissione.

Gli ultimi due ambiti di azione del piano “Rearm Europe” mirano a mobilitare il capitale privato, “accelerando l’Unione del risparmio e degli investimenti” e “attraverso la Banca Europea per gli Investimenti. Per von der Leyen, “l’Europa è pronta ad assumersi le proprie responsabilità. Naturalmente – assicura – continueremo a lavorare a stretto contatto con i nostri partner nella NATO.

Sul versante italiano, i Cinquestelle, che parlano di un piano “folle”, promettono battaglia: annunciando un emendamento ad hoc alla risoluzione sull’Ucraina nella plenaria di settimana prossima a Strasburgo, invitano gli altri partiti a votarlo.

Tra le forze di maggioranza, si nota una netta divaricazione tra la reazione di Fratelli d’Italia, largamente positiva, e quella della Lega, molto negativa, con gli eurodeputati che parlano di escalation “preoccupante” e accusano von der Leyen di volere la “Terza Guerra Mondiale”.

A livello di gruppi UE, per il PPE, “ReArmEu rappresenta un passo atteso da tempo per aiutare gli Stati membri a soddisfare le esigenze di difesa dell’Europa”, come dice l’eurodeputata lituana Rasa Juknevičienė. Dal gruppo S&D, per ora, si levano poche voci.

Per la segretaria del PD Elly Schlein, “quella presentata oggi da von der Leyen non è la strada che serve all’Europa. All’Unione Europea serve la difesa comune, non il riarmo nazionale. Sono due cose molto diverse”.

Ora il piano per “riarmare l’UE” verrà sottoposto ai capi di Stato e di governo, nel Consiglio Europeo straordinario che si riunisce dopodomani a Bruxelles.

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