In questi giorni il dibattito sui nuovi dazi annunciati da Donald Trump sta monopolizzando le cronache economiche internazionali. Non è solo una questione politica o commerciale: dietro a questi provvedimenti si nasconde un possibile terremoto economico globale, che potrebbe arrivare a toccare anche il mercato immobiliare italiano, proprio ora che molti speravano in una fase di stabilità.
L’annuncio dei dazi, che colpiscono praticamente tutti i principali partner commerciali degli Stati Uniti, compresa l’Europa, ha già innescato turbolenze sui mercati. Mentre molti analisti si interrogano sull’impatto finanziario immediato, chi osserva il settore immobiliare non può ignorare gli effetti indiretti, che rischiano di arrivare anche da noi.
In Italia, l’export verso gli USA vale più di 70 miliardi di euro e una contrazione di questi flussi potrebbe riflettersi in modo immediato su occupazione, fiducia e capacità di spesa. E sappiamo bene che il mercato immobiliare vive proprio di questi fattori: meno lavoro significa meno mutui e meno compravendite. La fiducia dei consumatori, già messa alla prova dall’instabilità internazionale, potrebbe subire un nuovo colpo, portando molte famiglie a rimandare decisioni importanti come l’acquisto di una casa o una ristrutturazione.
Ma l’aspetto forse più insidioso è quello legato ai costi delle costruzioni. I dazi su acciaio, alluminio e legname rischiano di alimentare una nuova impennata dei prezzi delle materie prime, proprio in un momento in cui il settore edilizio europeo sta cercando di ripartire, puntando sulla riqualificazione e sull’efficienza energetica. Se i prezzi dovessero salire ancora, i margini per le imprese si ridurrebbero e i costi finali per gli acquirenti crescerebbero, rendendo meno accessibile sia la casa nuova che la ristrutturazione.
E mentre l’inflazione torna a fare paura a livello globale, con tutte le incertezze che ne derivano, si inizia a parlare di un possibile cambio di rotta delle politiche monetarie. Da un lato, c’è chi teme che la BCE possa frenare i tagli ai tassi per evitare un effetto inflattivo ancora più forte; dall’altro, c’è chi scommette su un’Europa pronta a varare misure di stimolo, anche a costo di accettare una crescita temporanea dei prezzi, pur di difendere il lavoro e i consumi interni.
In questo scenario così instabile, una cosa è certa: il mercato immobiliare italiano si trova di fronte a una sfida delicata. Da mesi, molte analisi raccontano di un settore in ripresa, con le compravendite in crescita e i prezzi che, pur con tutte le differenze tra le varie città, continuano a salire. Ma oggi più che mai questa crescita potrebbe rallentare, o quanto meno diventare più selettiva, premiando solo le zone davvero attrattive e penalizzando quelle più periferiche o già sovraccariche.
In definitiva, il rischio non è solo quello di un aumento dei prezzi o di un calo della domanda, ma di un mercato sempre più “a due velocità”, in cui chi può permettersi di acquistare continuerà a farlo, mentre chi era già ai margini rischia di restare escluso.
La domanda che tutti si pongono, dunque, è la stessa: i dazi di Trump saranno davvero la miccia di un nuovo shock immobiliare oppure l’Europa saprà reagire con misure in grado di tenere in equilibrio il sistema? La risposta, come sempre, dipenderà più dalla politica che dai mercati. E chi opera nel settore deve prepararsi a tutto, con la consapevolezza che, in momenti come questo, informarsi e agire con lucidità è più importante che mai.
La partita è appena cominciata.
 
								 
				 
								 
								 
								 
								








