Stefano Folli su Repubblica mette in evidenza la possibile deriva grottesca della memoria di Charlie Kirk in Italia:
“La domanda sospesa nell’aria in questi giorni è: davvero in Italia esiste un clima irrespirabile, carico di violenza repressa?
All’indomani dell’omicidio Kirk – scrive l’editorialista – il quesito è rimbalzato negli ambienti politici e a denunciarlo è stata soprattutto la destra, con i toni tipici di chi vuole strumentalizzare o sfruttare finché è possibile la tragedia d’oltreoceano.
Qui bisogna distinguere. Giorgia Meloni si sente toccata in un nervo molto sensibile quando una figura del suo campo è vittima di un atto di violenza.
È vero tuttavia che la Meloni è, sì, la leader di una formazione politica — e certo non secondaria, essendo il partito di maggioranza relativa —, ma oggi è soprattutto la presidente del Consiglio cui si chiede di unire la società, non di allargarne le fratture.
Quantomeno le si chiede di provare a emendare l’Italia dalle pulsioni più irrazionali.
Anche il fronte opposto, il centrosinistra, potrebbe dare il suo contributo, nel senso di non limitarsi a qualche frase di circostanza sull’assassinio.
Quindi è giusto ripetere a noi stessi che l’Italia non è l’America dello sventurato Kirk.
E tuttavia è opportuno anche ricordare che un’insegnante di filosofia dell’Università di Roma, candidata dei Cinque Stelle alle elezioni regionali in Calabria e personaggio televisivo, aveva chiosato la scomparsa della brigatista Barbara Balzerani con accenti commossi, l’addio a una sorella separata: “la tua rivoluzione è stata anche la mia”.
Non ci sono state reazioni, salvo qualche battuta di maniera.
In altre parole, il lato oscuro della nostra società non andrebbe sottovalutato, a sinistra come a destra.
Esiste poi la versione grottesca di una vicenda che è molto seria.
Si tratta della tendenza a raccogliere ciò che la risacca getta sulle nostre spiagge.
Salvini ha espresso l’intenzione di ‘fare anche noi come Kirk’ (ovviamente senza l’esito infausto di quella militanza).
In concreto il capo della Lega cerca il modo di vincere alla lotteria.
Sognare non costa niente – conclude – ma il lavoro cui si dedicava Kirk, un ragazzo di 31 anni, richiedeva eccezionali abilità dialettiche.
Non il noioso riepilogo, a opera di un politico abbastanza logorato, di quello che la Lega ha fatto e di quello che farà in futuro, quando il ponte di Messina sarà completato”.








