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Dal mini-test locale agli scenari di governo | L’analisi di Marcello Sorgi

“Nel Paese in cui anche il più piccolo dei mini-test in una realtà minore assume subito un peso nazionale e delinea una tendenza, la vittoria del centrosinistra alle comunali con o senza alleato il ‘campo largo’ un valore ce l’ha. Se non altro, contraddistingue con un segno preciso l’apertura della lunga stagione elettorale che si concluderà in autunno con le elezioni regionali”.

Lo scrive Marcello Sorgi su la Stampa, sottolineando che Meloni non è solita minimizzare i risultati sfavorevoli e a questo giro le tornerà utile non aver messo la faccia fino in fondo accanto a candidati deboli in partenza (al dunque, questo si conferma sul piano locale il problema del centrodestra). Ma nella prossima campagna autunnale per le regioni, in cui in entrambi i campi il divieto del terzo mandato costringe al ritiro governatori forti o fortissimi come Zaia e De Luca, le carte potrebbero tornare a rimescolarsi, a condizione, appunto, di presentarsi con nomi e facce convincenti, in grado di mobilitare un elettorato ovunque stanco e poco motivato ad andare alle urne.

 In questo quadro generalmente debole, Meloni ha avuto poco o nulla da incassare dal suo ruolo – non sempre chiaro, altalenante quando non contraddittorio, a volte – nei grandi eventi mondiali. Né Salvini ha ricavato vantaggi dalla sua accentuata condotta ‘pacifista’, in realtà filo-Putin. Quando non capisce, o non capisce bene cosa sta accadendo, o comprende che in definitiva il posizionamento dell’Italia è ininfluente, la gente si ritira nella propria angoscia e si astiene.

Quanto al centrosinistra” – aggiunge l’editorialista – “il giro va a Schlein, che al contrario della sua rivale presidente del consiglio, s’è gettata anima e corpo nella campagna elettorale. Con argomenti, sempre gli stessi, sanità e lavoro con una spruzzata di pacifismo che rischia di compromettere la solidarietà con Zelensky praticata in questi anni, pur di non lasciare spazio a Conte, alleato e avversario al contempo. Occorre riconoscere che l’andatura di Schlein come leader dell’opposizione nel giro di un paio d’anni s’è consolidata, ha trovato uno stile, un contenuto retorico (purtroppo a discapito dell’identità di governo del Pd), e un modello che non aveva il 12 marzo 2023, al momento dell’esordio e dell’imprevista vittoria nelle primarie e nella corsa per la segreteria del suo partito”.

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