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Crolla la ricerca clinica indipendente | L’analisi

Secondo la Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi), Le sperimentazioni cliniche no profit in Italia si sono dimezzate nel decennio 2009-2019, passando da 309 a 156. La pandemia ha ulteriormente peggiorato le cose, facendole scendere a 98 nel 2022, il 68,3% in meno rispetto al 2009. La Fadoi ha elaborato un “Manifesto per la Ricerca Clinica” che si propone di rilanciare il settore.

«Che nel complesso l’Italia investa poco in R&S è fatto noto», afferma Fadoi in una nota: «appena l’1,5% del nostro Pil contro la media Ue del 2,1%, che corrisponde a circa 11 miliardi l’anno». La fetta di investimento riservata alla salute è esigua: ammonta al 10% del totale e, di questa, solo un decimo va alle ricerche no profit. Gli studi indipendenti sono fondamentali nella ricerca sulla salute, perché rispondono a esigenze diverse rispetto a quelle di mercato e possono portare a scoperte in ambiti che solitamente suscitano pochi interessi negli investitori privati.

Per contrastare il declino della ricerca clinica indipendente, afferma il Manifesto Fadoi, occorre intervenire su diversi fattori: dalla carenza di personale, a quella di risorse fino all’eccesso di burocrazia. Nel documento anche la proposta dell’istituzione di una “Agenzia nazionale della ricerca”, direttamente collegata alla Presidenza del Consiglio.

Decisivo, secondo gli internisti, anche introdurre modifiche in materia di privacy: in particolare si auspica un intervento europeo per eliminare le differenze regolatorie locali, specie sulla possibilità di condurre ricerche osservazionali retrospettive anche senza specifico consenso del paziente. «Il nostro Paese ha a disposizione dati sanitari di elevata qualità e di notevole rappresentatività, un potenziale patrimonio sul quale è necessario investire», dice Dario Manfellotto, presidente della Fondazione Fadoi.

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