“La crisi idrica non è più una semplice emergenza, ma un disastro sistemico annunciato che rischia di divenire irreversibile per l’economia agricola della Sicilia occidentale”, denunciano i rappresentanti di CNA Trapani — Andrea Di Gregorio, Presidente Produzione e Bevande, Antonio Spezia, Presidente Agricoltura, e Girolamo Sugamele, Presidente Produzione Alimentare — sottolineando “anni di mancanza di interventi strutturali e la gestione dissennata delle risorse idriche da parte del Governo regionale: invasi lasciati senza manutenzione, reti irrigue vetuste e fatiscenti, perdite enormi lungo le condotte e una burocrazia paralizzante che rallenta ogni possibilità di intervento tempestivo”.
“Non è ammissibile — affermano — che in una terra come la nostra, storicamente fondata sull’agricoltura e sulla qualità delle sue produzioni, si continui a disperdere l’acqua in mare mentre i campi si seccano e le aziende chiudono. L’acqua è una risorsa vitale: sprecarla equivale a condannare il futuro della Sicilia”.
Le perdite nei raccolti — specialmente nei vigneti, negli uliveti e nei campi di ortaggi e cereali — raggiungono punte anche del 70% in alcune aree, e le quantità d’acqua effettivamente disponibili per l’irrigazione non coprono neanche lontanamente il fabbisogno reale delle imprese.
“Di fronte a questo scenario — aggiunge CNA — è inoltre evidente che i ristori promessi non bastano: 150 euro per ettaro sono una misura simbolica e, per chi vive di agricoltura, persino mortificante, perché non coprono nemmeno una frazione dei costi sostenuti dalle aziende. È chiaro che la campagna agricola 2025 si prefigura tra le più drammatiche degli ultimi decenni e che — senza un piano concreto e tempestivo — moltissime aziende agricole, già messe in ginocchio da anni di crisi, rischiano di chiudere definitivamente già dalla prossima primavera”.
Bisogna intervenire con risorse straordinarie per mettere in sicurezza e riattivare la diga Trinità, ripristinare le reti di distribuzione dell’acqua, ammodernare i sistemi di controllo e avviare una gestione dell’acqua più efficiente e pianificata.
CNA richiama inoltre l’attenzione sull’articolo 54 del Testo Unico del 1933, che prevede che i Consorzi di bonifica — enti pubblici incaricati della gestione delle acque e delle opere di bonifica — siano amministrati dai consorziati, ovvero dagli agricoltori e dai proprietari dei terreni ricadenti nel comprensorio.
“La Regione, in vista della riforma dei consorzi in discussione all’Assemblea Regionale Siciliana, deve garantire che questo modello democratico e partecipativo venga rispettato e rafforzato, coinvolgendo realmente gli agricoltori nei processi decisionali, per restituire efficienza, trasparenza e concretezza alla governance dell’acqua”.








