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Crescono i papà che chiedono il congedo parentale ma sono ancora lontani dalle mamme | L’analisi dell’INPS

Il congedo parentale? È ancora donna. Nel nostro Paese la parità nella genitorialità, nei giorni in cui si tengono gli Stati generali della natalità, è ancora lontana se si guarda ai dati su quante mamme, e quanti papà, fanno richiesta e usufruiscono dei congedi.

Secondo gli ultimi dati Inps disponibili, relativi al 2022, infatti il numero di beneficiari padri che usufruiscono del congedo, benché il loro numero sia in crescita, rappresentano il 22%, contro il 78% delle madri. E questo avviene sia tra i lavoratori dipendenti che tra i lavoratori autonomi, mentre tra i contribuenti alla Gestione separata la quota dei papà è pari solo al 9%. Gli uomini richiedono anche meno giorni di congedo, in particolare tra i lavoratori dipendenti si assentano, in media nell’anno, 23 giorni contro i 54 giorni delle donne.

Dato positivo è però che gli uomini che complessivamente hanno usufruito di almeno un giorno di congedo sono aumentati del 15% rispetto al 2019.

Sempre per quanto riguarda gli uomini nel 2022 il numero di beneficiari di congedo obbligatorio di paternità è stato pari a 173mila, l’11% in più rispetto all’anno precedente. Si stima che essi rappresentino il 64% dei potenziali beneficiari e quindi il loro numero è probabilmente destinato a crescere. Oggi il congedo di paternità obbligatorio permette a padri lavoratori dipendenti, privati pubblici di presentare domanda per il congedo di paternità obbligatorio di 10 giorni. Si può richiedere dai 2 mesi precedenti la data del parto fino ai 5 mesi successivi alla nascita.

Complessivamente nel 2022 i beneficiari di congedo parentale, dopo un biennio caratterizzato dagli effetti dei provvedimenti a sostegno delle famiglie introdotti per fronteggiare la diffusione della pandemia da Covid-194, sono risultati pari a circa 349mila, uomini e donne, tra i lavoratori dipendenti del settore privato, 2.200 tra i lavoratori autonomi e circa 1.500 tra i lavoratori della Gestione separata. Questi valori, se confrontati con quelli del 2019, anno precedente la pandemia, risultano tutti in aumento, segnala l’Inps.

Ma quali le ultime novità legislative in materia? La principale è che nel 2024 sono previsti due mesi di congedo parentale indennizzati all’80%. La legge di bilancio 2024, infatti, ha modificato il ‘Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità’, disponendo l’elevazione, dal 30% al 60% della retribuzione, dell’indennità di congedo parentale per un’ulteriore mensilità da fruire entro il sesto anno di vita del figlio, o entro sei anni dall’ingresso in famiglia del minore in caso di adozione o di affidamento.

Per il solo 2024, l’elevazione dell’indennità di congedo parentale, per l’ulteriore mese, è pari all’80% della retribuzione (invece del 60%). L’ulteriore mese di congedo si aggiunge alla mensilità che, secondo quanto stabilito dalla legge di bilancio 2023, già prevedeva un’indennità all’80% della retribuzione. Nel 2024 sono quindi previsti due mesi di congedo parentale indennizzati all’80%. Possono fruire dell’ulteriore mese di congedo alternativamente i genitori, lavoratori dipendenti, che terminano il congedo di maternità o di paternità obbligatorio successivamente al 31 dicembre 2023. Per il 2025 l’importo del secondo mese scenderà al 60%.

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