A quattro anni di distanza i primi mesi del 2020, che hanno messo al tappeto le borse mondiali a causa dello scoppio della pandemia, sono ormai un lontano ricordo.
Da fine 2023 gli indici globali sono impegnati in una serrata competizione, una gara a chi aggiorna più volte i massimi storici.
Wall Street guida la truppa dei listini da record, ma anche il ritorno di Piazza Affari sopra i 30 mila punti, cioè ai livelli precedenti alla crisi finanziaria del 2008, mostra una tonicità che mancava da tempo sul listino italiano.
L’arrivo del Covid dalla Cina, scrive MF-Milano Finanza, ha lasciato il segno sul Ftse Mib.
Dopo l’annuncio del paziente zero il principale indice italiano ha subito un tracollo, lungo quasi un mese, che l’ha portato dai 25 mila punti di fine febbraio ai 14 mila di metà marzo.
Ci sono voluti 15 mesi quindi per recuperare le perdite legate al Covid.
Ma come spesso accade dopo grandi shock, una ripartenza troppo rapida ha avuto un effetto indesiderato non da poco: far rinascere il carovita.
Il regno dell’inflazione.
La ripresa post-pandemia ha stupito chiunque per la sua forza.
Serviva una scossa, che è arrivata grazie alle politiche ultra accomodanti delle banche centrali e alle misure decisamente espansive dei governi.
Il mix tra tassi d’interesse bassi, quantitative easing e giganteschi sussidi pubblici ha spinto con decisione la domanda di beni e servizi dopo i mesi di privazioni del lockdown.
La forte richiesta ha provocato una strozzatura nella catena produttiva, e con l’offerta che faticava a tenere il passo della domanda i prezzi non potevano che salire.
«Ora stiamo tornando a una situazione di normalità, con l’inflazione che rientra verso l’obiettivo del 2%, ma c’è una grossa differenza tra Ue e Stati Uniti.
In Europa la crescita economica è debole, mentre negli Usa il pil sale del 3% circa.
Perciò la Bce per la prima volta da 20 anni potrebbe anticipare la Fed, tagliando per prima i tassi di interesse”, afferma Filippo Diodovich, senior market strategist di Ig Italia.
Dietro la marcia record dei mercati c’è proprio l’ottimismo sull’imminente normalizzazione della politica monetaria.
Le banche centrali però sembrano aver portato a casa almeno un successo: tenere il carovita sotto controllo, che è poi l’obiettivo per cui sono nate. Ma per gli analisti non vuol dire che il mondo ora farà un viaggio indietro nel tempo al pre-pandemia.








