Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Confcommercio: Ā«A rischio chiusura 300mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi. Cresce l’usura, soprattutto al SudĀ»

«Gli effetti del Covid sono stati devastanti per il mondo delle imprese. In assenza di adeguati sostegni e di un preciso piano di riaperture, rischiano la definitiva chiusura 300mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi, di cui circa 240mila esclusivamente a causa della pandemia». Lo si legge in una nota di Confcommercio.

Le difficoltĆ  economiche per le imprese riguardano soprattutto la perdita di fatturato, la crisi di liquiditĆ  e le complicazioni burocratiche. Sul 2020 le imprese del commercio, alloggio e ristorazione indicano per il 50,7% una riduzione del volume di affari, per il 35,3% mancanza di liquiditĆ  e difficoltĆ  di accesso al credito, per il 14% problemi di tipo burocratico.

Ma oltre a queste difficoltĆ  c’ĆØ la crescita, tra i fenomeni illegali, dell’usura: ĆØ, infatti, più che raddoppiata rispetto al 2019 la quota di imprenditori che ritiene aumentato questo fenomeno (27% contro il 12,7%), e sono a immediato e grave rischio usura circa 40mila imprese del commercio, della ristorazione e dell’alloggio.

Ā«Non sorprende, purtroppo, che il fenomeno sia particolarmente diffuso nel Mezzogiorno in cui ĆØ anche maggiore il rischio di chiusura definitiva delle imprese – si legge nella analisi di Confcommercio -. Tra nove grandi cittĆ  italiane, Napoli, Bari e Palermo risultano essere quelle più esposte. Contro l’usura e, in generale, contro tutti i fenomeni criminali, servono misure di contrasto più incisive e una maggiore cultura della legalitĆ Ā».

Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio, la percezione dei fenomeni criminali tra le piccole imprese del commercio e dei servizi ĆØ in moderatissimo miglioramento nel 2020. Fa eccezione l’usura che registra una crescita di 14 punti percentuali rispetto al 2019. Infatti, il 27% degli imprenditori del terziario di mercato indica un aumento del fenomeno nel 2020. Tra le micro-imprese del commercio e dei pubblici esercizi la percezione di insicurezza ĆØ decisamente maggiore rispetto alle imprese di dimensione più cospicua, un’evidenza certamente non casuale.

Le tre maggiori difficoltĆ  vissute dalle micro imprese nel corso del 2020 a causa della pandemia sono: crollo del fatturato per il 50,7%, problemi di liquiditĆ  per il 35,3% e lotta contro le complicazioni burocratiche per il 14%.

Ebbene, il confronto tra le tre indagini sviluppate nell’ultimo anno (da maggio 2020 a gennaio 2021) non evidenzia grandi differenze (la liquiditĆ  continua a rimanere per gli intervistati il discrimine tra la vita e la morte delle imprese), salvo che il problema del fatturato ĆØ ultimamente un po’ cresciuto con la disillusione, che si ĆØ via via sostituita alla speranza degli imprenditori, di un rapido ritorno alla normalitĆ : col passare del tempo i bilanci aziendali sono, infatti, fortemente peggiorati e per le imprese i danni derivanti dalle chiusure sono peggiori delle attese.

Utilizzando i dati delle indagini a sistema con quelli di Banca d’Italia si può stabilire una platea di soggetti potenzialmente esposti all’usura. Da questi affidamenti si può definire, attraverso le indagini sul campo, il perimetro delle imprese che pur avendo richiesto un prestito non l’hanno ottenuto o l’hanno attenuto in forma ridotta. Queste imprese sono circa 295mila.

Per quanto riguarda l’esperienza diretta di fenomeni legati all’usura, i numeri nell’ultimo anno sono sostanzialmente stabili, ma si tratta di percentuali eccezionalmente elevate. Ad aprile, l’ultimo dato, la percentuale di imprese fortemente a rischio usura e che hanno subito pressioni per vendere la propria azienda ĆØ al 12%. Se moltiplichiamo questa percentuale per il potenziale a rischio usura si arriva a 36mila piccole aziende del commercio, alloggi e pubblici esercizi che sono, oggi, ad elevato rischio usura (e altri eventi criminali).

Dall’analisi eseguita su imprenditori di commercio, alloggio e ristorazione con meno di 10 addetti, di alcune cittĆ  italiane, emerge che il Mezzogiorno ĆØ molto più esposto sia al rischio usura e criminalitĆ  sia al rischio di chiusura delle imprese rispetto al resto del Paese. Mediamente Napoli e Bari stanno sempre ai primi posti in graduatoria e Palermo comunque ĆØ una volta al terzo posto e due volte a metĆ  classifica. Milano e Torino nel Nord-Ovest e Padova per il Nord-Est presentano le percezioni meno preoccupanti.

Questi risultati suggeriscono un tema piuttosto importante anche in prospettiva futura di ripresa: per diverse ragioni le imprese del Nord hanno patito di più la pandemia, eppure sia per una condizione strutturale di esposizione alla criminalitĆ  sia per una maggiore fragilitĆ  intrinseca dell’impresa, ĆØ il tessuto produttivo del Sud ad apparire più soggetto a shock negativi (perdita di fatturato o esposizione a fenomeni criminali).

In altre parole, anche se il Nord ha perso di più, ĆØ il Sud che faticherĆ  in misura maggiore e per più tempo a uscire dalla condizione di crisi. L’usura rimane una tipologia di reato che fatica ad essere denunciato. A frenare la propensione a denunciare non ĆØ tanto la speranza di poter restituire il prestito, quanto piuttosto – per citare le principali motivazioni – la paura di subire ritorsioni, la percezione di essere soli, la poca fiducia nella giustizia e la vergogna che caratterizza coloro che, in ultima istanza, si vedono costretti a rivolgersi agli usurai.

Sui livelli di fiducia non ci sono grandi variazioni: le forze dell’ordine sono al primo posto, migliora un po’ negli ultimi sei mesi il senso di sfiducia e solitudine anche se comunque un quarto delle imprese ĆØ totalmente e preventivamente sfiduciato (e questo rimane un fattore di criticitĆ  con implicazioni rilevanti anche in termini di più generale diffidenza rispetto al funzionamento delle istituzioni e sul senso della partecipazione politica); migliora un po’, infine, anche il ruolo delle organizzazioni anti-usura e quello delle organizzazioni di categoria.

Ā«Nel complesso, quello che emerge ĆØ che ci sia ancora molto da fare a sostegno delle imprese più colpite dai fenomeni criminaliĀ». Per questo Confcommercio chiede di Ā«contrastare con più forza la criminalitĆ  e lavorare insieme alle istituzioni e alle forze dell’ordine per una maggiore promozione e diffusione della cultura della legalitĆ Ā».

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.