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Christine Lagarde, presidente BCE: “Bisogna unire i mercati per finanziare ambiente e digitale” | Lo scenario

A Davos la presidente della Bce, Christine Lagarde, non parla per una volta di tassi d’interesse. Nel corso della tavola rotonda dedicata a “I mercati dell’Europa unita”, rilancia invece l’appello a procedere verso un’unione dei mercati finanziari nell’Ue istituendo anche una commissione di controllo sull’esempio della Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti. Questo compito potrebbe essere affidato all’Esma “ma possiamo chiamarla in un altro modo se preferiamo”.

Gli Stati Uniti dispongono di un multiplo della capacità dell’Ue di mobilitare capitale per progetti di sviluppo innovativi a cominciare dalla transizione energetica. “Non è una buona idea: ci serve avere un meccanismo di scambi molto più aggregato. È fuori discussione eliminare le sedi di mercato che Francoforte, Parigi, Milano o Dublino rappresentano. Ma portarle sotto un unico meccanismo, un unico insieme di regole e una unica autorità, come abbiamo fatto con la vigilanza bancaria, è fattibile”. Secondo la presidente della Bce il caso per muoversi in tal senso vede ulteriori argomenti a favore dalle necessità di reperire finanziamenti per i (costosissimi) investimenti su transizione ecologica e digitale.

Lagarde ha ricordato che l’Europa si trova a fronteggiare diverse sfide che hanno in comune l’iniziale “D”. Una di queste è la decarbonizzazione, l’altra è la digitalizzazione. “Se devo credere ai numeri forniti dalla Commissione Europea – dice – e non ho motivo di dubitarne, anche se tendono ad aumentare nel corso del tempo, costerebbe non meno di 620 miliardi di dollari all’anno spingere effettivamente la transizione green verso un ambiente energetico pulito e di una seria riduzione delle nostre emissioni di CO2”. Costerà 120 miliardi di dollari all’anno sviluppare la digitalizzazione.

“Quindi – aggiunge – se metti insieme questi due numeri, dico: Abbiamo i soldi? No. Gli Stati? Lo spazio fiscale non è sufficiente per questo. Le banche? Sì, possono portarne un pò, ma non basta. Quindi sostengo che in realtà esiste una serie di circostanze che potrebbero giustificare pienamente il superamento dei numerosi ostacoli che abbiamo affrontato e che ancora esistono per creare un mercato dei capitali”. L’appello della Lagarde è tanto più importante perché, secondo un rapporto della società di consulenza Oliver Wyman presentato a Davos, entro il 2050 il cambiamento climatico causerà 14,5 milioni di morti e 12,5 trilioni di dollari di danni in tutto il mondo.

Inoltre gli impatti indotti dal clima comporteranno 1,1 trilioni di dollari di costi aggiuntivi per i sistemi sanitari. Nonostante questi enormi problemi quest’anno e il prossimo il mondo raggiungerà ulteriori record di consumo petrolifero. L’Agenzia internazionale per l’energia, l’Aie, ha dichiarato di prevedere una crescita della domanda per il 2024 di 1,24 milioni di barili al giorno – un aumento rispetto alla precedente previsione di 1,06 milioni di barili al giorno – a 103 milioni di barili al giorno.

Tuttavia la domanda è scesa di 1,7 milioni di barili al giorno nell’ultimo trimestre del 2023 ben al di sotto dei 3,2 milioni di barili al giorno nel secondo e terzo trimestre. Circa il 60% della crescita della domanda quest’anno proverrà dalla Cina, ha specificato l’Aie, e la stessa proporzione sarà richiesta per le materie prime petrolchimiche tra cui Gpl e nafta. La domanda nei paesi Ocse diminuirà invece leggermente nel 2024. Diverse le stime dell’Opec, che mantiene la sua previsione di una crescita della domanda di 2,25 milioni di barili al giorno nel 2024, con una forte aspettativa di crescita di 1,85 milioni di barili al giorno nel 2025 raggiungendo così i 106,21 milioni di barili giornalieri. Altro record.

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