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Christian Ferrari, segretario confederale Cgil: “Senza fermare il drenaggio fiscale le detassazioni non fermeranno l’impoverimento”

“Come Cgil, abbiamo presentato un pacchetto di proposte al Governo per fare in modo che la manovra di bilancio affronti una questione salariale che ormai, nel nostro Paese, è una vera e propria emergenza sociale. La detassazione degli aumenti contrattuali è solo una delle rivendicazioni di quel pacchetto. La parte più rilevante, invece, riguarda il drenaggio fiscale che – tra il 2022 e il 2024 – ha sottratto ben 25 miliardi di euro a lavoratori e pensionati”, lo sottolinea in una nota Christian Ferrari, segretario confederale Cgil.

“L’Esecutivo ha preso in considerazione solo la prima richiesta, peraltro limitandola fortemente. Noi abbiamo proposto la detassazione degli aumenti da Ccnl per tutte e tutti; è stata invece prevista solo per i redditi fino a 28.000 euro, sostenendo che, per le altre fasce di reddito, interverrà la riduzione della seconda aliquota dell’Irpef dal 35 al 33%”, aggiunge Ferrari.

“Segnaliamo, però, che per un lavoratore con un reddito di 30.000 euro lordi annui, quella riduzione vale 3 euro al mese, cioè sostanzialmente nulla. Ma ciò che conta di più è il problema del fiscal drag. Il Governo ha deciso di non restituire il pregresso che, se consideriamo anche il 2025, arriva a far pagare fino a 2.000 euro in più, in media, ai lavoratori.”“E, come se non bastasse, hanno scelto di non neutralizzarlo per il futuro, attraverso l’indicizzazione automatica all’inflazione dell’Irpef (scaglioni, detrazioni, trattamento integrativo, eccetera). E questo – se possibile – è ancora più grave: così facendo, con una mano si dà qualcosa, poco, a chi vive di reddito fisso,

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