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Claudio Cerasa (Il Foglio): «L’Italia senza Draghi oggi sarebbe nei guai fino al collo»

Nonostante il lavoro cruciale svolto da Draghi dall’inizio del suo mandato, la sua stella sembra brillare un po’ meno. A suggerirlo è Claudio Cerasa, che racconta. «Il Financial Times di ieri» scrive il direttore del Foglio «ha dedicato un lusinghiero articolo al presidente del Consiglio, ricostruendo un passaggio dei colloqui tra il premier italiano e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante il quale è stato Draghi a prendere l’iniziativa nei confronti della Banca centrale russa, triangolando personalmente con la numero uno del Tesoro americana, Janet Yellen, per accelerare il percorso che ha portato ad avviare le sanzioni per congelare le riserve in valuta estera, passaggio senza il quale non sarebbe stato possibile attutire il colpo di altre sanzioni».

«A livello internazionale, anche durante le settimane di guerra, la stella di Draghi ha continuato a brillare e anche se l’Italia è parsa essere per molto tempo fuori dal giro ristretto dei tavoli dove si prendono le decisioni che contano, non si può dire che le posizioni scelte da Draghi rispetto al conflitto non siano state coraggiose. Ha chiesto all’Ue di accelerare il percorso di avvicinamento dell’Ucraina all’Unione europea. Ha definito “eroica” la resistenza di Mariupol, Kharkiv e Odessa contro la “ferocia del presidente Putin”».

«Ha portato un Parlamento dominato da forze politiche allevate da utili idioti del putinismo ad approvare con voto di fiducia l’aumento delle spese militari. E ha ricordato che sulle sanzioni relative alle importazioni di gas, tema su cui l’Italia è sensibile importando il 40 per cento del suo fabbisogno dalla Russia, l’Italia “non porrà veti”. Eppure» spiega Cerasa «da qualche settimana, dopo la delusione quirinalizia, la stella di Draghi per la prima volta dall’inizio del suo mandato è apparsa brillare con meno intensità. Delusioni come quelle che si possono registrare sulla legge della concorrenza, che arriva svuotata al voto delle Camere, o sulla riforma della giustizia o quella fiscale».

«Delusioni, infine, come quelle che si possono registrare sul piano industriale ed economico. Dove Tim è in vendita ma dove il governo ha fatto di tutto per disincentivare i compratori (Kkr). Dove Mps è in vendita ma dove il governo ha fatto di tutto per dare ai possibili compratori la possibilità di fuggire (Unicredit). Dove l’ex Alitalia è in vendita, ma dove il Mef sta facendo di tutto per non accelerare il processo di valutazione delle offerte. Con un Parlamento dominato da soggetti che per molto tempo si sono sentiti a casa più a Mosca che a Bruxelles» conclude Cerasa «l’Italia senza la stella di Draghi oggi sarebbe nei guai fino al collo. Ma per evitare che la stella perda parte della sua luce la strada di Draghi resta sempre quella: decidere, anche a costo di rompere, piuttosto che mediare».

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