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Calcio e Basket: «Così vigileremo sull’equilibrio economico-finanziario dei club» | L’intervista a Massimiliano Atelli, presidente della nuova Commissione per il controllo sui conti dei club professionistici

Professore associato di diritto amministrativo dell’Universitas Mercatorum, ex magistrato, ora Massimiliano Atelli è il presidente della nuova Commissione per il controllo sui conti dei club professionistici di calcio e basket, che sostituisce di fatto la Covisoc e la Comtec.

Atelli ha rilasciato una lunga intervista al Messaggero.

Siete partiti il primo ottobre. Come vi state muovendo?
«Abbiamo lavorato molto sull’organizzazione. Siamo subentrati ad altri nello svolgimento di un’attività in corso e rispetteremo tutte le scansioni temporali dei controlli, sia pure ravvicinate».

Quali sono le funzioni dell’organismo?
«Il legislatore ci ha attribuito anche poteri nuovi, dei quali Covisoc e Comtec non erano dotate. Opereremo senza pregiudizi e compiacenze. La scelta dei nostri nomi ha ricevuto l’avallo del Parlamento, con numeri che vanno anche oltre il perimetro dell’attuale maggioranza».

Come previsto dal decreto-legge 71/2024, per i prossimi 6-12 mesi vi aiuteranno i collaboratori di Covisoc e Comtec.
«Sì, sono quattro, molto preparati e motivati. Lavorano con noi già dal primo giorno. Definire con le federazioni i contenuti delle Convenzioni previste dalla legge, e destinate a regolare i mesi della fase iniziale, non è stato complicato».

Eppure la Figc voleva impugnare il pagamento sui contributi dovuti dalla federazione per un corrispettivo di 1,9 milioni.
«Ricorrere alla giustizia è consentito sempre a tutti. Anche resistere al ricorso, d’altra parte. Se dovesse arrivare, verrebbe valutato nel merito».

La Serie A invocava un organismo terzo rispetto alla Figc e ora i club si lamentano di pagare di più ovvero 1,6 milioni.
«Il calcio non vive solo di contribuzioni commerciali, ma anche di introiti pubblici, per circa 35 milioni di euro. Va ricordato».

Che obiettivi si è prefissata la nuova Commissione?
«Lavorare affinché calcio e basket a livello professionistico possano essere sempre più sinonimo di corretta gestione e di capacità di mantenimento dell’equilibrio economico e finanziario».

Il regolamento rimarrà lo stesso, ma andrebbero riviste alcune norme con la collaborazione della Figc e della Federbasket, affinché non si parli di ingerenza governativa nello sport?
«Negli stessi mesi in cui in Italia Governo e Parlamento hanno deciso la creazione della Commissione di controllo sullo sport professionistico, anche in Inghilterra è stato fatto un percorso per certi versi analogo. Con la differenza, tuttavia, che nel nostro paese si è deciso di istituire un’autorità indipendente, e nel Regno Unito, invece, un’agenzia governativa».

Quest’estate è esploso il caso relativo al mercato bloccato della Lazio, che ora vuole liberare gli acquisti di gennaio. In che tempi la Commissione si esprimerà?
«Una volta ricevuta e esaminata la documentazione. Lo farà, in ogni caso, in tempi veloci. In coerenza con lo scadenzario previsto in questi casi: se la Lazio depositerà documentazione entro il 30 novembre, la commissione darà riscontro intorno alla metà di dicembre».

Il paradosso è che tante big da anni continuano a fare aumenti di capitale perché piene di debiti. Sono arrivate sanzioni Uefa, c’è il rischio che in futuro arrivino a livello italiano?
«Prima di parlare di sanzioni, credo sia importante capire – se c’è uno disallineamento – quali siano le cause. Se uno stato di equilibrio non c’è per ragioni di ordine strutturale, limitarsi ad applicare una sanzione non lo fa di per sé ritrovare».

Il sistema calcio è in crisi, il ministro Abodi sta cercando di agevolare il ritorno del Betting. Può essere una soluzione?
«Abbiamo bisogno di società di calcio con mezzi finanziari adeguati a un livello di competizione che, specie sul fronte internazionale, si alza sempre più. Le ricette possibili sono tante, compreso il tema degli stadi di nuova generazione».

Ormai le proprietà straniere hanno invaso l’Italia. Sono pochi gli imprenditori nostrani che resistono nel calcio. È inevitabile questo processo?
«Non sono spaventato dalle novità, la proprietà straniera di una società non è certo un’esclusiva del mondo del calcio. Piuttosto, è importante che le regole siano chiare per tutti e che non vi siano deficit di conoscenza con riferimento a ciò che c’è da sapere, anche riguardo agli assetti proprietari».

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