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Bulli e dragoni | L’analisi di Carlo Verdelli

L’equazione del mondo – commenta Carlo Verdelli sul Corriere della Sera – si sta rapidamente semplificando. E tra i fattori che rischiano di venire eliminati, insieme a quel che resta del diritto internazionale, c’è anche quel che resta dell’Unione europea. Trump le ha appena dichiarato guerra, con una sparata mortale sui dazi.

L’inizio delle ostilità ha già una data, primo agosto, e il corredo di una lettera con minaccia alla presidente Ursula von der Leyen: se decideste come ritorsione di aumentare le vostre tariffe, qualsiasi percentuale sarà aggiunta al 30 per cento che applicheremo noi. Non esistono margini di trattativa e quindi arrendetevi.

Ovviamente si tratterà, si proverà a offrire una curva di genuflessione appena più dignitosa, si cercherà di convincere il nuovo re della piazza ad abbassare un pochino le sue pretese, che sono le più alte a parte Canada (35 per cento) e Brasile (50).

Pretese che massacrerebbero proprio noi, alleati storici e di incrollabile fedeltà; con una ricaduta ferale su quell’Italia che con la premier Meloni e il vicepremier Salvini si è schierata anima e corpo con la nuova guida americana e si ritroverebbe «premiata» con una batosta economica e sociale (danni per oltre 150 miliardi, 180 mila posti di lavoro a rischio) molto problematica da gestire.

E proprio qui, assiso nel palco di prima fila sulla linea del conflitto, si inserisce una figura, il presidente cinese Xi Jinping, che ha tutto da guadagnare dallo scenario che si prospetta. Stretta nella morsa tra il Bullo e il Dragone, l’Unione Europea non è mai stata in pericolo come adesso. Si prospettano crescite spaventose di inflazione e recessione.

E se passa la linea del «si salvi chi può», alla fine, cioè molto presto, non si salverà nessuno. E retrocederemo a vassalli del signore di Washington o di quello di Pechino, chiunque sia domani o dopo l’augusto Timoniere della Cina.

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