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L’allarme di Pietro Salini (AD Webuild): «Prima la pandemia, poi i rincari e ora la guerra. Rischiamo il tracollo dell’industria italiana»

Prima la pandemia, poi il rincaro dei prezzi, ora la crisi in Ucraina. Le imprese rischiano di non farcela questa volta. A lanciare l’allarme è Pietro Salini, amministratore delegato del gruppo Webuild, big nazionale delle costruzioni.

“La guerra ha ulteriormente aggravato il problema dei rincari delle materie prime che rischiano di finire fuori controllo e bloccare davvero l’industria”, afferma in un’INTERVISTA a ‘Il Messaggero’.

“Di fronte a quanto accade in Ucraina, si rischia di vedere interi comparti costretti a chiudere o ridurre produzione e occupazione”, mette in guardia Salini. Il gruppo, che ha realizzato fra gli altri anche il ponte di Genova, non è presente “né in Russia né in Ucraina”.

“La nostra situazione decisamente solida anche sotto il profilo finanziario non deve però trarre in inganno – avverte l’Ad – nel settore vi sono numerose realtà che stanno correndo seri rischi di tenuta”.

Secondo l’imprenditore, il governo deve trovare “con urgenza” soluzioni per “fronteggiare l’aumento dei costi energetici e insieme la carenza di materie prime e semilavorati”.

Stessa cosa, secondo Salini, deve fare per risolvere la maggiore vulnerabilità dell’Italia rispetto ad altri Paesi di fronte all’aumento dei prezzi. Ciò avviene perché, spiega, “non esiste un sistema di adeguamento-prezzi nei contratti che neutralizzi incrementi di costo”.

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