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Alberto Calcagno (AD Fastweb): «La rete unica è un falso mito, FiberCop deve concentrarsi sulle aree nere. Il Pnrr? Un’occasione unica per il settore Tlc»

«FiberCop deve concentrarsi nell’execution del piano industriale nelle aree nere. La cosiddetta rete unica è sempre stata un falso mito, più usata per fini di marketing politico. C’è già una pluralità di reti, nel fisso come nel mobile. Quello che posso dire è che in quelle zone dove non c’è ancora una rete ha senso un modello di coinvestimento: l’unico per garantire sinergie operative ed evitare duplicazioni di rete».

Lo afferma in un’intervista al Sole 24 Ore Alberto Calcagno, CEO di Fastweb, parlando di FiberCop, la nuova società infrastrutturale controllata da Tim (al 58% insieme a KKR Infrastructure (37,5%) e Fastweb (4,5%) che ha come obiettivo la digitalizzazione del Paese tramite lo sviluppo di connessioni ad alte prestazioni in fibra ottica.

Intanto «ci siamo ripresi la parte più bella del nostro lavoro, quella di mettere in primo piano i servizi e non solo pensare alle infrastrutture» dichiara Calcagno, reduce dalla presentazione al mercato di un internet box di ultima generazione che nei fatti è un router integrato con l’intelligenza di Alexa.

«Ci stiamo riappropriando di un terreno lasciato troppo in fretta agli Ott», i colossi del web. La ricetta per le telco è fare competizione a queste realtà. «Noi lo facciamo da tempo e infatti ci definiamo un Ott infrastrutturato» dice l’AD di questa realtà che rappresenta «una storia di successo con i suoi 31 trimestri di crescita consecutiva nei conti» e che, nonostante il successo e le varie voci che si sono seguite negli anni, «non è in vendita, anzi».

Ora Fastweb guarda al Pnrr presentato dal governo a Bruxelles come a «una grande occasione per tutto il settore delle Tlc. Che potrà svoltare se ci si concentra sui giusti terreni di applicazione». Il Pnrr, prosegue, «è un’occasione fantastica. Ci sono le parti dedicate alle infrastrutture che sono fondamentali come dimostra il fatto che noi stessi abbiamo scritto con il nostro piano Next Generation 2025 della necessità di azzerare il digital divide».

«Ci saranno più di 6 miliardi per le reti vhcn, quelle ad alta capacità. Dal nostro punto di vista sono fondi da destinare nelle aree dove non ci sono iniziative private, ma potrebbe essere interessante utilizzarli per accelerare i piani privati in corso. Si può pensare a incentivi, crediti fiscali. Oltre alle infrastrutture però c’è anche la parte dedicata ai servizi».

«È importantissima la focalizzazione del Pnrr su Pa, turismo, transizione digitale. Si punta alla creazione di servizi trasversali e fondamentali per l’evoluzione digitale», sottolinea.

Oggi si parla di nuove gare per coprire varie aree del Paese con fisso e con il 5G e «noi crediamo da sempre nella competizione infrastrutturale e la spinta a investimenti non può che farci piacere». Tuttavia, spiega, c’è d  tenere presente che «le tecnologie non vanno assunte per dogmi, ma tenendo conto delle caratteristiche del territorio».

«In alcune zone la tecnologia fisso-mobile, con il fixed wireless, è l’unica vera possibilità di portare l’ultrabroadband». «La fibra in certe zone non arriva. Nelle aree bianche noi abbiamo iniziato a investire e nelle aree grigie abbiamo già portato in 130 comuni il Fwa che la Ue ha riconosciuto come una Vhcn» conclude.

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