“È presto per dire come va la guerra dei dazi, ma per ora il Made in Italy ha retto l’urto: ha una forza straordinaria. Il vero pericolo può arrivare dalla sovrapproduzione cinese che si riverserà sul mercato europeo”.
Lo afferma il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, tracciando un primo bilancio a cinquanta giorni dall’ingresso in vigore dei dazi americani al 15% in un’intervista all’Huffpost.
Urso chiede all’Ue di proseguire “le trattative sulle esenzioni, per ottenere progressi anche per i prodotti che contengono elementi di acciaio e alluminio, per i quali la confusione su quale tariffe praticare scoraggia l’esportazione”.
L’obiettivo: “Un’interpretazione restrittiva dei dazi settoriali, da non estendere ai prodotti derivati”.
“Al momento i dati sull’export verso gli Usa sono positivi, ma ovviamente è presto per dare un giudizio sulla capacità di resilienza delle nostre imprese, perché in alcuni casi, come nella farmaceutica, penso si tratti di un aumento dovuto proprio alla minaccia dei dazi che ha portato le imprese ad anticipare l’export per evitare di pagare di più alle dogane. Aspettiamo cosa accadrà in questo trimestre prima di trarre un bilancio”, osserva.
“In alcuni casi, come detto, le imprese hanno scelto di anticipare le spedizioni e mettere in magazzino i prodotti. In altri, si può ritenere che molti prodotti italiani, in particolare quelli agroalimentari, abbiano un posizionamento di mercato difficilmente sostituibile e che i consumatori non intendano rinunciarvi. La forza del Made in Italy è straordinaria e anche questa situazione lo dimostra”, aggiunge, spiegando che “le trattative sulle esenzioni proseguono, e un risultato importante è già stato ottenuto nel settore automotive, in particolare per la componentistica. Ci auguriamo che progressi possano arrivare anche per i prodotti che contengono elementi di acciaio e alluminio, per i quali la confusione su quali tariffe praticare scoraggia l’esportazione. Serve certezza per le imprese: puntiamo a un’interpretazione restrittiva dei dazi settoriali, da non estendere ai prodotti derivati e a un sistema di quote più equilibrato, come già avviene tra Usa e Regno Unito”.
Secondo Urso “il vero fronte da presidiare” è quello dei riflessi sui mercati europei dell’aumento dei dazi americani contro la Cina.
“I dazi degli Usa non freneranno il Made in Italy negli States ma potrebbero ingenerare ben più gravi effetti indiretti sul mercato europeo verso il quale si dirigerebbe la sovrapproduzione asiatica che non riuscisse più a penetrare il mercato americano. Abbiamo chiesto alla Commissione di predisporre misure efficaci di salvaguardia secondo le norme del WTO e anche di rivedere alcune normative come il CBAM che appare inefficace a fermare l’ondata di prodotti asiatici sul mercato interno. Confidiamo che i colloqui tra Cina e Usa possano evolversi verso un dialogo costruttivo come sembra dimostrare l’ultima telefonata tra il presidente Xi Jinping e Trump”, rileva.
Urso aggiunge che le regole del New Green Deal “rappresentano il vero dazio interno perché non tengono in alcun conto l’impatto sulle imprese. Lo dimostra il settore automotive, ormai al collasso, con la chiusura di interi stabilimenti in Europa e il licenziamento di decine di migliaia di lavoratori. È necessario coniugare con pragmatismo e flessibilità la sostenibilità ambientale con quella economica e sociale; in caso contrario, l’industria europea rischia di trasformarsi in un museo a cielo aperto”.