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Abbiamo bisogno che l’Italia sia più resiliente ai cambiamenti climatici. Ecco 7 proposte concrete

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I cambiamenti climatici impongono oggi alla nostra societĆ  una duplice sfida.

In primo luogo, comportano la necessitĆ  di azioni di ā€œmitigazioneā€, ovvero di intervenire sulle cause, riducendo drasticamente le emissioni di gas ad effetto serra (ad esempio l’anidride carbonica ed il metano) e modificando l’uso del territorio con interventi su deforestazione e riforestazione.

Ciò implica chiaramente una decarbonizzazione di importanti settori economici della societĆ  come la produzione energetica, i trasporti e l’agricoltura.

Se la temperatura subisse un aumento di 2° C rispetto a quella rilevata circa due secoli fa nell’era che ha preceduto l’uso dei combustibili fossili, il rischio di impatti dei cambiamenti climatici, dannosi per la societĆ  e per gli ecosistemi, forse con effetti irreversibili o, comunque, a lungo termine, tenderebbe considerevolmente ad aumentare, provocando, altresƬ, una crescita esponenziale dei costi derivanti dai disastri e degli interventi necessari a far fronte a tali calamitĆ .

In secondo luogo, i cambiamenti climatici impongono anche lā€™ā€adattamentoā€ della nostra societĆ  agli effetti del clima, al fine di ridurre il rischio e i danni derivanti dai suoi impatti negativi (attuali e futuri), rafforzando, ad esempio, la ā€œresilienzaā€ della nostra societĆ , in particolare della biodiversitĆ  e degli ecosistemi, fondamentali perchĆ© forniscono quei servizi essenziali su cui si ĆØ sviluppata nei secoli la societĆ  umana.

Non possiamo dimenticare che se anche si riducessero in pochi decenni le emissioni globali di gas ad effetto serra, come prescritto nell’Accordo di Parigi, firmato da quasi tutti i Paesi del mondo, un sistema climatico cosƬ perturbato continuerebbe a produrre i suoi effetti. Infatti, sono giĆ  visibilmente evidenti molti impatti giĆ  in corso (ad es., il riscaldamento atmosferico e oceanico, l’innalzamento del livello dei mari, la fusione della banchisa Artica, l’aumento di eventi estremi in molte aree del Pianeta) e molti altri presto lo diventeranno a causa delle emissioni climalteranti e della deforestazione degli ultimi decenni.

In questo ultimo anno si ĆØ aggiunta purtroppo a quella climatica una nuova sfida: la pandemia da Covid-19, che ha colpito tutti i Paesi, cogliendoli di fatto impreparati.

Tuttavia, con grandi sforzi la maggior parte dei Paesi ha saputo reagire in maniera efficace, rafforzando la loro resilienza mediante l’adozione di misure di emergenza volte a preservare la salute dei cittadini e ad impedire il collasso economico.

Questa emergenza, che non può dirsi ancora conclusa, ha insegnato comunque l’importanza della qualitĆ  della vita umana, il rispetto della natura e la necessitĆ  di investire maggiormente nella resilienza, riducendo la ā€œvulnerabilitĆ ā€ della nostra societĆ  e rafforzando il sistema di ā€œprevenzioneā€.

L’emergenza Covid-19 ha probabilmente trasmesso e rafforzato la consapevolezza che prevenire un rischio ĆØ più conveniente economicamente che riparare i danni da esso provocati e questa regola non può che trovare applicazione anche nell’ambito dell’adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici.

Nell’ultimo decennio l’Unione Europea ha fatto notevoli progressi nel campo dell’adattamento dei cambiamenti climatici.

Tutti i Paesi Membri UE hanno adottato una strategia o un piano nazionale di adattamento. Ora la Commissione Europea sta sviluppando la nuova Strategia Europea di Adattamento che sarĆ  pubblicata all’inizio del 2021.

Le azioni di adattamento sono necessarie anche per garantire i benefici derivanti dalla strategia di Lisbona e dell’EU Green Deal per la crescita e l’occupazione in Europa.  

Nel giugno 2015 l’Italia si ĆØ dotata di una Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (SNAC) e nel maggio 2016 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), supportato dalla comunitĆ  scientifica, ha iniziato ad elaborare un Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNAC).

Ad oggi il PNAC non ĆØ stato ancora adottato, non essendo stati stanziati ancora fondi per la sua attuazione. Inoltre, il MATTM con il supporto dell’’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), sta attuando una piattaforma web nazionale sull’adattamento, al fine di rafforzare lo scambio di esperienze e l’apprendimento sull’adattamento in Italia.

Purtroppo, la maggior parte delle cittĆ  italiane deve ancora dotarsi di piani locali di adattamento o di resilienza climatica, che siano finanziati ed attuati in maniera efficace e continuativa. Solo alcune cittĆ  come Milano, Bologna, Torino, Padova, Ancona e poche altre hanno fatto passi in avanti in questa direzione.

Nei prossimi anni il nostro Paese dovrĆ  essere in grado di cogliere la grande opportunitĆ  offerta dai nuovi fondi europei Next Generation EU (denominati anche Recovery Fund), creati per contrastare gli effetti della pandemia da Covid-19 e permettere ai Paesi dell’UE che ne faranno richiesta di far ripartire le loro economie nazionali.

Questi fondi, gestiti dalla Commissione Europea, sono allineati con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e con l’attuazione del Green Deal europeo: supporteranno l’Unione Europea nelle politiche per la transizione ecologica, per l’innovazione e la competitivitĆ , per la digitalizzazione e per la resilienza e sostenibilitĆ  sociale in una ottica di integrazione ambientale nell’ambito delle diverse politiche.

A fronte di proposte di progetti che soddisfino questi obiettivi, l’Italia riceverĆ  nei prossimi anni 209 miliardi di euro tra contributi a fondo perduto e prestiti a tassi agevolati.

Il 15 settembre il Governo ha pubblicato le linee guida del Piano Nazionale di Resilienza e Rilancio (PNRR), che include tra i suoi obiettivi quantitativi quello di rafforzare la sicurezza e la resilienza del Paese a fronte di calamitĆ  naturali, cambiamenti climatici, crisi epidemiche e rischi geopolitici.

Al momento in cui il PNRR verrĆ  presentato alla Commissione Europea, sarebbe auspicabile che lo stesso potesse prevedere alcuni significativi interventi, quali:

  1. l’introduzione del concetto generale di resilienza ai cambiamenti climatici (che sottintende dunque più prevenzione e più preparazione) nell’ambito di tutte le politiche nazionali di sviluppo socio-economico, analogamente a quanto ĆØ possibile rinvenire nei documenti programmatici e normativi comunitari;
  2. con riguardo al PNAC, procedere all’adozione e all’implementazione dello stesso con dotazione di fondi e la previsione di un sistema nazionale ufficiale di indicatori di monitoring/reporting/evaluation per l’adattamento ai cambiamenti climatici in Italia;
  3. intervenire per il sostegno a livello locale di piani di resilienza climatica, che siano allineati con i piani energetici ed i piani di protezione civile; essi dovrebbero considerare prioritario la protezione sociale per le comunitĆ  ed i lavoratori più fragili al cambiamento tecnologico ed all’evoluzione industriale;
  4. l’implementazione quanto prima di un’efficiente piattaforma web nazionale sulla resilienza climatica e di piattaforme regionali di coinvolgimento dei più rilevanti stakeholder, al fine di sostenere la crescita di know-how e lo scambio di esperienze nel campo della resilienza climatica nel nostro Paese;
  5. la riattivazione, nuovamente sotto la Presidenza del Consiglio, della Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, prima denominata ā€œItalia Sicuraā€ e chiusa nel luglio 2018;
  6. l’attivazione sotto la Presidenza del Consiglio di una Struttura di missione per l’adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici, al fine di costruire un solido ed efficace sistema di governance istituzionale tra Governo, Regioni e cittĆ , in grado di garantire e rafforzare la resilienza climatica della societĆ  e degli ecosistemi;
  7. incoraggiare ulteriormente il contributo del settore privato nelle azioni di rafforzamento della resilienza della nostra societĆ  tramite un sistema di servizi climatici pubblici e privati ā€œuser drivenā€, che possa essere efficientemente collegato con il Programma Europeo di osservazione della terra Copernicus.
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