I cambiamenti climatici impongono oggi alla nostra societĆ una duplice sfida.
In primo luogo, comportano la necessitĆ di azioni di āmitigazioneā, ovvero di intervenire sulle cause, riducendo drasticamente le emissioni di gas ad effetto serra (ad esempio lāanidride carbonica ed il metano) e modificando lāuso del territorio con interventi su deforestazione e riforestazione.
Ciò implica chiaramente una decarbonizzazione di importanti settori economici della societĆ come la produzione energetica, i trasporti e lāagricoltura.
Se la temperatura subisse un aumento di 2° C rispetto a quella rilevata circa due secoli fa nellāera che ha preceduto lāuso dei combustibili fossili, il rischio di impatti dei cambiamenti climatici, dannosi per la societĆ e per gli ecosistemi, forse con effetti irreversibili o, comunque, a lungo termine, tenderebbe considerevolmente ad aumentare, provocando, altresƬ, una crescita esponenziale dei costi derivanti dai disastri e degli interventi necessari a far fronte a tali calamitĆ .
In secondo luogo, i cambiamenti climatici impongono anche lāāadattamentoā della nostra societĆ agli effetti del clima, al fine di ridurre il rischio e i danni derivanti dai suoi impatti negativi (attuali e futuri), rafforzando, ad esempio, la āresilienzaā della nostra societĆ , in particolare della biodiversitĆ e degli ecosistemi, fondamentali perchĆ© forniscono quei servizi essenziali su cui si ĆØ sviluppata nei secoli la societĆ umana.
Non possiamo dimenticare che se anche si riducessero in pochi decenni le emissioni globali di gas ad effetto serra, come prescritto nellāAccordo di Parigi, firmato da quasi tutti i Paesi del mondo, un sistema climatico cosƬ perturbato continuerebbe a produrre i suoi effetti. Infatti, sono giĆ visibilmente evidenti molti impatti giĆ in corso (ad es., il riscaldamento atmosferico e oceanico, lāinnalzamento del livello dei mari, la fusione della banchisa Artica, lāaumento di eventi estremi in molte aree del Pianeta) e molti altri presto lo diventeranno a causa delle emissioni climalteranti e della deforestazione degli ultimi decenni.
In questo ultimo anno si ĆØ aggiunta purtroppo a quella climatica una nuova sfida: la pandemia da Covid-19, che ha colpito tutti i Paesi, cogliendoli di fatto impreparati.
Tuttavia, con grandi sforzi la maggior parte dei Paesi ha saputo reagire in maniera efficace, rafforzando la loro resilienza mediante lāadozione di misure di emergenza volte a preservare la salute dei cittadini e ad impedire il collasso economico.
Questa emergenza, che non può dirsi ancora conclusa, ha insegnato comunque lāimportanza della qualitĆ della vita umana, il rispetto della natura e la necessitĆ di investire maggiormente nella resilienza, riducendo la āvulnerabilitĆ ā della nostra societĆ e rafforzando il sistema di āprevenzioneā.
Lāemergenza Covid-19 ha probabilmente trasmesso e rafforzato la consapevolezza che prevenire un rischio ĆØ più conveniente economicamente che riparare i danni da esso provocati e questa regola non può che trovare applicazione anche nellāambito dellāadattamento agli impatti dei cambiamenti climatici.
Nellāultimo decennio lāUnione Europea ha fatto notevoli progressi nel campo dellāadattamento dei cambiamenti climatici.
Tutti i Paesi Membri UE hanno adottato una strategia o un piano nazionale di adattamento. Ora la Commissione Europea sta sviluppando la nuova Strategia Europea di Adattamento che sarĆ pubblicata allāinizio del 2021.
Le azioni di adattamento sono necessarie anche per garantire i benefici derivanti dalla strategia di Lisbona e dellāEU Green Deal per la crescita e l’occupazione in Europa.
Nel giugno 2015 lāItalia si ĆØ dotata di una Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (SNAC) e nel maggio 2016 il Ministero dellāAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), supportato dalla comunitĆ scientifica, ha iniziato ad elaborare un Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNAC).
Ad oggi il PNAC non ĆØ stato ancora adottato, non essendo stati stanziati ancora fondi per la sua attuazione. Inoltre, il MATTM con il supporto dellā’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), sta attuando una piattaforma web nazionale sullāadattamento, al fine di rafforzare lo scambio di esperienze e lāapprendimento sullāadattamento in Italia.
Purtroppo, la maggior parte delle cittĆ italiane deve ancora dotarsi di piani locali di adattamento o di resilienza climatica, che siano finanziati ed attuati in maniera efficace e continuativa. Solo alcune cittĆ come Milano, Bologna, Torino, Padova, Ancona e poche altre hanno fatto passi in avanti in questa direzione.
Nei prossimi anni il nostro Paese dovrĆ essere in grado di cogliere la grande opportunitĆ offerta dai nuovi fondi europei Next Generation EU (denominati anche Recovery Fund), creati per contrastare gli effetti della pandemia da Covid-19 e permettere ai Paesi dellāUE che ne faranno richiesta di far ripartire le loro economie nazionali.
Questi fondi, gestiti dalla Commissione Europea, sono allineati con gli obiettivi dellāAccordo di Parigi e con lāattuazione del Green Deal europeo: supporteranno lāUnione Europea nelle politiche per la transizione ecologica, per lāinnovazione e la competitivitĆ , per la digitalizzazione e per la resilienza e sostenibilitĆ sociale in una ottica di integrazione ambientale nellāambito delle diverse politiche.
A fronte di proposte di progetti che soddisfino questi obiettivi, lāItalia riceverĆ nei prossimi anni 209 miliardi di euro tra contributi a fondo perduto e prestiti a tassi agevolati.
Il 15 settembre il Governo ha pubblicato le linee guida del Piano Nazionale di Resilienza e Rilancio (PNRR), che include tra i suoi obiettivi quantitativi quello di rafforzare la sicurezza e la resilienza del Paese a fronte di calamitĆ naturali, cambiamenti climatici, crisi epidemiche e rischi geopolitici.
Al momento in cui il PNRR verrĆ presentato alla Commissione Europea, sarebbe auspicabile che lo stesso potesse prevedere alcuni significativi interventi, quali:
- lāintroduzione del concetto generale di resilienza ai cambiamenti climatici (che sottintende dunque più prevenzione e più preparazione) nellāambito di tutte le politiche nazionali di sviluppo socio-economico, analogamente a quanto ĆØ possibile rinvenire nei documenti programmatici e normativi comunitari;
- con riguardo al PNAC, procedere allāadozione e allāimplementazione dello stesso con dotazione di fondi e la previsione di un sistema nazionale ufficiale di indicatori di monitoring/reporting/evaluation per lāadattamento ai cambiamenti climatici in Italia;
- intervenire per il sostegno a livello locale di piani di resilienza climatica, che siano allineati con i piani energetici ed i piani di protezione civile; essi dovrebbero considerare prioritario la protezione sociale per le comunitĆ ed i lavoratori più fragili al cambiamento tecnologico ed allāevoluzione industriale;
- lāimplementazione quanto prima di unāefficiente piattaforma web nazionale sulla resilienza climatica e di piattaforme regionali di coinvolgimento dei più rilevanti stakeholder, al fine di sostenere la crescita di know-how e lo scambio di esperienze nel campo della resilienza climatica nel nostro Paese;
- la riattivazione, nuovamente sotto la Presidenza del Consiglio, della Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, prima denominata āItalia Sicuraā e chiusa nel luglio 2018;
- lāattivazione sotto la Presidenza del Consiglio di una Struttura di missione per lāadattamento agli impatti dei cambiamenti climatici, al fine di costruire un solido ed efficace sistema di governance istituzionale tra Governo, Regioni e cittĆ , in grado di garantire e rafforzare la resilienza climatica della societĆ e degli ecosistemi;
- incoraggiare ulteriormente il contributo del settore privato nelle azioni di rafforzamento della resilienza della nostra societĆ tramite un sistema di servizi climatici pubblici e privati āuser drivenā, che possa essere efficientemente collegato con il Programma Europeo di osservazione della terra Copernicus.








