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L’annuncio della Bce: accelerare la transizione green costerà meno | Lo scenario

Le cifre in campo per la transizione energetica sono incredibilmente alte: per arrivare a dimezzare l’utilizzo di combustibili fossili entro il 2023 e mantenere l’aumento della temperatura terrestre al di sotto di 1,5 gradi centigradi, come previsto dagli accordi di Parigi, il sistema finanziario, le imprese e le famiglie europee, tra case green e auto meno inquinanti, dovranno spendere tra i 2.500 e oltre 3.000 miliardi.

Una cifra che è cresciuta dopo l’invasione russa dell’Ucraina che nell’ultimo anno e mezzo ha fatto lievitare i costi energetici e creato una spinta inflattiva oltre il 10%, provocando, in alcuni casi, proprio un rallentamento delle politiche di riduzione dell’inquinamento e il riavvicinamento ai combustibili fossili.

L’ultima analisi realizzata dalla Banca Centrale Europea, che contiene stress test climatici sull’intero sistema economico, evidenzia però chiaramente che quanto prima la transizione energetica sarà realizzata tanto più contenuti saranno il rischio finanziario e la possibilità che i governi europei debbano aumentare la spesa pubblica per interventi successivi.

In altri termini, spiega MF-Milano Finanza, più tardi si parte più alti saranno i costi, ma soprattutto i rischi.

“L’analisi della Bce ipotizza tre scenari di transizione verde in Europa da qui al 2030.

Il primo, accelerato, che dovrebbe partire già quest’anno, prevede costi superiori a 3 mila miliardi”, spiega Donato Varani, partner presso lo studio Annunziata&Conso, “il secondo, tardivo, che dovrebbe prendere avvio nel 2025 e il terzo, definito ritardato, che porta la data del 2026”.

Questi ultimi due, avrebbero gli stessi costi, inizialmente inferiori al primo scenario, ma che poi si protrarrebbero nel tempo, per di più con rischi decisamente più alti.

“Nel primo scenario”, aggiunge Varani, “ci sarebbe un’accelerazione dei costi nei primi anni, per poi stabilizzarsi nel 2030 e da lì diminuire, mentre nel secondo e terzo il costo iniziale sarebbe più basso, con una coda dopo il 2030.

In quest’ultimo, cui la temperatura terrestre continuerebbe ad aumentare al di sopra di 2 gradi centigradi, aumenterebbero poi considerevolmente i rischi fisici (che non dipendono però solo dalle azioni europee per la transizione, ndr), legati alle catastrofi come inondazioni o siccità, incidendo maggiormente sui rischi finanziari”.

In pratica i costi effettivi potrebbero essere ben più alti.

La conclusione cui arrivano gli studiosi della Banca Centrale Europea è quindi la necessità di accelerare verso la transizione visto che il 2023 è di fatto quasi concluso.

E anche per quanto riguarda possibili impatti sul sistema finanziario gli impatti sul business appaiono gestibili senza grandi problemi.

“Le analisi della Bce evidenziano che in relazione ai diversi scenari di transizione ipotizzati, l’impatto per la banca con una esposizione mediana alla transizione, le perdite annuali oscillerebbero in un intervallo tra lo 0,6 e l’1% in relazione alle dimensioni del portafoglio, raggiungendo il 10% per le banche maggiormente vulnerabili alla transizione”.

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