Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

“È giunto il momento, per il bene comune, che i pochi agevolino i tanti più deboli” | L’intervento di Erico Verderi, dirigente settore credito

Cerca
L'AUTORE DELL'ARTICOLO
ANALISI E SCENARI
OSSERVATORIO IDEE
OSSERVATORIO IMPRESE

L’ISTAT rileva, nel secondo trimestre, un raffreddamento dell’economia italiana; il PIL chiude con una flessione dello 0,4%, causata dal rallentamento dell’industria e dalla contrazione dei consumi delle famiglie. Il mondo dei servizi pare aver esaurito la spinta propulsiva post pandemica; tradotto: le famiglie fruiscono dei servizi con minore frequenza e al contempo diminuiscono i consumi dei beni non durevoli.

Ovviamente ci si riferisce alla fascia debole delle famiglie, titolare di rediti più bassi. Fenomeno ascrivibile all’aumento dei prezzi; il tasso di inflazione seppur dimezzato rispetto ad un anno fa si attesta ad agosto al 5,5% su base annua. Il rallentamento della crescita dei prezzi non investe in modo univoco tutti i settori; i prodotti alimentari presentano ancora un aumento su base annua di circa il 10% e anche i costi dell’energia, seppur non ai picchi, incidono in modo significativo, in particolare sulle fasce deboli. Diverso è per le famiglie più abbienti che tendono a non diminuire il tenore di vita erodendo eventualmente la quota di risparmio.

A ciò si accompagna la dinamica dei salari reali, ultimo dato disponibile a marzo ’23, registra una diminuzione del -7,3% su base annua, a fronte di un -3,8% dei paesi OCSE. Germania -3,3%, Francia -1,8% e Spagna -1,2%. Anche il mercato del lavoro, dopo una serie di mesi positivi, presenta a luglio una diminuzione dell’occupazione. Di questi giorni le previsioni della Commissione europea che rivedono al ribasso le stime di crescita per l’anno in corso e il 2024 sia a livello Europa sia a livello del nostro paese. Significativo il dato negativo per il 2023 della Germania, PIL a -0,4%; non ci deve rallegrare essendo la Germania il primo partner commerciale, primo sbocco per le nostre esportazioni e primo paese da cui importiamo. Per quanto ci riguarda si prevede una chiusura sotto l’1% e un 2024 a +0,8%.

L’Eurozona a fronte di uno 0,8% per il 2023 dovrebbe accelerare e portarsi al 1,4% nel 2024. Fronte prezzi e inflazione si prevede una diminuzione per assestarsi di poco sotto al 3% entro il 2024. Vero che sono previsioni e quindi non sono verità assolute, comunque fanno pensare; non possiamo rassegnarci alla stagnazione anche perché non ce lo possiamo permettere. Prima o poi, con la pandemia ce lo siamo dimenticati, dovremo tornare a fare i conti con il contenimento e la riduzione del debito pubblico. Occorre agire rapidamente, interrompere, invertire la tendenza per perseguire e raggiungere l’obiettivo di una maggiore coesione sociale, di una società che pone al centro il benessere della persona, con un miglior equilibrio tra vita personale e lavorativa. In sintesi, ridurre il divario tra ricchi e poveri.

È fondamentale investire nella tecnologia per innovare, essere competitivi, creare lavoro e con il lavoro creare ricchezza e distribuirla. Il lavoro correttamente remunerato è il più grande strumento di democrazia. Senza di ciò non potremo favorire elementi basilari quali inclusività, sostenibilità, equità e sicurezza. Occorre fornire nuove competenze al mondo del lavoro, ampliare lo spazio alla componente femminile, ai giovani e agli immigrati. È necessario procedere con gli investimenti; nell’ultimo periodo gli investimenti “privati” hanno giocato un ruolo fondamentale nella generazione del PIL. Oggi abbiamo una occasione unica con il PNRR che se ben gestito ci consentirà di esercitare un ruolo primario in Europa. Non dimentichiamoci che il PNRR ci chiede di intervenire/riformare la concorrenza, la pubblica amministrazione e la giustizia, tutti fattori che potrebbero favorire e rivitalizzare l’economia.

Abbiamo la necessità di passare da una mentalità difensiva ad una di attacco, da attendisti a proattivi. Pochi paesi come il nostro hanno il vantaggio competitivo di avere “business” diversificati. Non dimentichiamo mai i nostri fondamentali, prima di ogni altro l’ingente risparmio degli italiani, ben superiore al seppur rilevante debito pubblico. Non ci possiamo permettere una fase di non equità, vanno limati i fattori di disuguaglianza; questi ultimi possono comportare la destabilizzazione dell’economia andando a minare la coesione sociale e di conseguenza favorire l’affermazione di politiche estreme. È giunto il momento, per il bene comune, che i pochi agevolino i tanti più deboli e comunque ciascuno di noi, in ogni frangente, esprima al massimo le proprie potenzialità. È nostro dovere crederci e lavorare per continuare a sognare un futuro e il futuro, va da sé, deve essere migliore; lo dobbiamo ai nostri giovani.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.