Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Ecco la prima risposta agli Usa: al vertice UE passa la flessibilità sugli aiuti di stato e sui fondi | Lo scenario

Tre condizioni precise per gli aiuti di stato alle imprese, che saranno più flessibili mirati a reagire alla sfida della competitività accelerata dall’Inflation Reduction Act americano. Innanzitutto, devono essere mirati ai settori strategici per la transizione ecologica, ma devono anche essere temporanei (Bruxelles indica una “finestra” che si chiuderà a fine 2025), e devono essere proporzionati. È scritto nero su bianco nelle conclusioni del Vertice Ue che si è concluso nella notte con una “tirata” finale per non proseguire ieri mattina.

La decisione su una fase più intensa di interventismo pubblico degli stati e a livello Ue, che si configura in effetti come una solida tappa per concretizzare una politica industriale europea, rispetta le attese. Così come rispetta le attese la seconda decisione strettamente legata alla prima: per mantenere l’integrità del mercato unico, evitando che scatti una corsa agli iuti di stato alle imprese nazionali nei paesi che hanno margini di bilancio (Germania in primo luogo), i 27 hanno deciso di utilizzare «i fondi Ue esistenti in modo più flessibile».

Una scelta che interessa particolarmente l’Italia che deve fronteggiare non solo gli effetti dell’inflazione e delle strozzature negli approvvigionamenti che ostacolano la realizzazione degli investimenti del Pnrr (come tutti gli altri paesi), ma anche i ritardi cronici nella capacità di spesa. Mentre resta la prospettiva di un fondo sovrano Ue per finanziare le imprese innovative – una proposta è attesa prima dell’estate – non decolla SURE-2, strumento finanziario per prestiti agli stati basato sul debito comune. Su questo Germania e “fronte del Nord” hanno eretto un muro.

La premier Meloni si è dichiarata «molto soddisfatta» dei risultati del Consiglio europeo e una conferenza stampa è stata convocata stamattina a Bruxelles alle 11,30. Il primo motivo di soddisfazione è che la linea sugli aiuti di stato moderatamente resi più flessibili insieme alla flessibilità sull’uso dei fondi europei consentono di evitare una corsa ai sussidi squilibrata nell’Unione europea permettendo al governo non solo di adattare gli impegni del Pnrr, ma anche di spostare investimenti per miliardi di euro dal Pnrr ai fondi di coesione.

Si dovrà vedere però nel dettaglio come e in quale misura questo sarà possibile sulla base del negoziato con la Commissione prima e del vaglio del Consiglio poi. Il secondo motivo riguarda l’immigrazione: viene riconosciuta la specificità della gestione delle frontiere marittime sulla base del fatto che la migrazione è «una sfida europea che richiede una risposta europea». È una formulazione che il governo considera una assoluta novità.

Il terzo motivo della soddisfazione italiana è l’unità confermata nel sostegno all’Ucraina: la presenza di Zelensky al Vertice è stato un momento importante non solo politicamente, ma perché ha consolidato la definizione dei prossimi passi per il sostegno militare. Nonostante la pressione di alcuni stati, segnatamente Polonia e Baltici, prevale la prudenza: il presidente Macron ha indicato che non ci sarà una fornitura di aerei da combattimento all’Ucraina “a breve”. Quanto alle relazioni fra Meloni e Macron, questione tuttora irrisolta, lo stesso presidente francese interrogato dai giornalisti ha detto: «Non c’è stato un incontro bilaterale, ci siamo incrociati con Meloni, io rispetto sempre le persone e le loro scelte, per me è una questione di principio». La freddezza dunque persiste.

Tornando all’economia c’è un altro elemento di soddisfazione di carattere secondario che, pur tuttavia, sarà sicuramente uno degli argomenti sui quali punterà il governo nelle prossime settimane: nel documento dei Ventisette viene indicato che «tenendo conto delle presenti conclusioni, il Consiglio europeo invita il Consiglio e la Commissione a portare avanti rapidamente i lavori sul riesame della governance economica». Stabilire un collegamento tra la difesa della competitività europea e degli stati membri in relazione all’integrità del mercato unico e riforma delle regole di bilancio per dare spazio agli investimenti è decisivo per un paese ad alto debito come l’Italia.

In qualche modo questo dovrebbe compensare l’assenza di impegni sulla creazione di uno spazio di bilancio dell’area euro, di emissione comune di bond. E anche il fatto che il Consiglio si è limitato a “prendere nota” dell’impegno della Commissione a presentare una proposta di fondo sovrano europeo per la competitività. Secondo alcuni potrebbe anche investire direttamente nelle imprese con quote di capitale. Il presidente francese ha detto che su fondo sovrano e finanziamenti comuni aggiuntivi «si conoscono le divisioni, non c’è consenso oggi su questo tra gli stati, ma il dibattito si imporrà in futuro.

Nelle conclusioni del Vertice, il Consiglio europeo indica che di fronte alla nuova realtà geopolitica (leggasi l’Ira americano e la pressione competitiva della Cina), la Ue «agirà con determinazione al fine di garantire la propria competitività a lungo termine e prosperità, nonché il proprio ruolo sulla scena mondiale. L’Unione europea rafforzerà la propria sovranità strategica e renderà la sua base economica, industriale e tecnologica adatta alle transizioni verde e digitale. Approfondirà il mercato unico e garantirà condizioni di parità a livello sia interno che mondiale».

Usando sia l’arma degli aiuti di stato con la novità di una “clausola” antidelocalizzazioni per compensare con aiuti pubblici equivalenti imprese che deciderebbero di trasferirsi in paesi terzi grazie a benefici pubblici (di tali paesi), sia la difesa delle regole multilaterali in sede Wto. Senza tuttavia rinunciare a un negoziato diretto con gli Usa per limitare quantomeno i danni dell’Inflation Reduction Act, negoziato attualmente in corso.

Cinque le linee di azione. Primo aiuti di stato per un sostegno alle imprese «anche mediante crediti d’imposta, nei settori strategici per la transizione verde che subiscono l’impatto negativo delle sovvenzioni estere o degli elevati prezzi dell’energia» mantenendo «l’integrità del mercato unico e la parità di condizioni al suo interno»; accelerazione sui progetti comuni di interesse europeo sulla scia dei primi casi su batterie elettriche e produzione di idrogeno.

Secondo, finanziamenti Ue «per agevolare la transizione verde in tutta l’Unione ed evitare la frammentazione del mercato unico»: i fondi Ue esistenti «dovrebbero essere impiegati in modo più flessibile e si dovrebbero esaminare opzioni per agevolare l’accesso ai finanziamenti. Il Consiglio europeo invita la Commissione e il Consiglio a garantire la piena mobilitazione dei finanziamenti disponibili e degli strumenti finanziari esistenti, così da fornire sostegno tempestivo e mirato nei settori strategici, senza minare gli obiettivi della politica di coesione. Si dovrebbe inoltre sfruttare appieno il potenziale della Banca europea per gli investimenti» (dovrebbe avere un ruolo nel futuro fondo sovrano Ue).

Terzo, semplificare e accelerare le procedure amministrative e autorizzative, anche per garantire la capacità produttiva di prodotti essenziali per conseguire gli obiettivi di neutralità climatica, tenendo conto dell’intera catena di approvvigionamento e del valore al di là delle frontiere; si spera nella riforma del mercato elettrico (proposta in arrivo) e si punta alla modernizzazione delle norme sugli appalti pubblici al fine di agevolare la rapida introduzione di tecnologie chiave. Quarto, le competenze per le transizioni verde e digitale attraverso l’istruzione, la formazione, il miglioramento del livello della riqualificazione per rispondere alle carenze di manodopera e alla trasformazione dei posti di lavoro (un “vaste programme” spesso citato, ma scarsamente attuato). Quinto, l’idea di costituire «un Fondo per la sovranità europea volto a sostenere gli investimenti nei settori strategici».

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.