“Fatta l’Italia si facciano gli italiani, disse Massimo d’Azeglio. La scuola pubblica servì anche a questo. La politica del governo Meloni va in tutt’altra direzione e farà del regionalismo differenziato un fatto compiuto a partire dalla scuola”.
Nadia Urbinati, politologa sul quotidiano Il Domani critica duramente la proposta del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara sulle buste paga differenziate dei docenti: “Un tempo – scrive Urbinati – c’era la ‘scala mobile’ che legava i salari all’andamento dei prezzi.
La destra lancia una ‘scala mobile regionale’ che, se attuata, determinerà di fatto la diseguaglianza di trattamento tra dipendenti pubblici.
A questo sistema di differenziazione stipendiaria con ‘bonus’ per ‘merito’, il ministro propone di aggiungere qualcos’altro: aprire le porte ai privati per nuove forme di finanziamento agli istituti scolastici.
Molte aziende – sottolinea l’editorialista – saranno disposte a finanziare certi istituti e solo in alcuni territori, con buona pace delle scuole situate in contesti socio economici più fragili e di scuole non funzionali agli interessi delle aziende.
Perché c’è bisogno di risorse private? Per coprire l’integrazione regionale degli stipendi. Ecco squadernata la produzione di diseguaglianza per mezzo di diseguaglianza: con il ‘bonus individuale’ si premiano gli insegnanti che non chiedono trasferimenti favorendo quindi una graduale omogeneità regionale del corpo docente.
Con i finanziamenti privati si aggiungono premi agli insegnanti di specifiche regioni. La perversione inegalitaria del governo di destra è stata denunciata dal sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ex ministro dell’Università.
Ciliegina sulla torta: la regionalizzazione degli stipendi dividerà il corpo docente del paese e indebolirà il sindacato, poiché chi insegna al nord sarà molto meno solidale con i problemi di chi insegna al Sud. Signori – conclude Urbinati – la disunione d’Italia è servita”.